Mentre l’uomo che sussurra a Zingaretti, alias Goffredo Bettini, rilascia l’ennesima intervista per lanciare messaggi a Conte, al suo Pd, ça va sans dire a Matteo Renzi e forse pure al Colle sulla necessità di un “adeguamento degli assetti di governo” (termine elegante per “rimpasto”) questa settimana è tempo di vertici a palazzo Chigi. Gli appuntamenti in agenda del premier hanno previsto ieri alle 16.30 l’incontro con una delegazione del M5S composta dal reggente Vito Crimi, dai due capigruppo di Camera e Senato e dai ministri Alfonso Bonafede, Luigi Di Maio e Stefano Patuanelli, mentre alle 19 è stata la volta del Pd con il segretario Zingaretti, il capo delegazione Dario Franceschini, Andrea Orlando, Cecilia D’Elia e anche in questo caso dai due capigruppo.
Se dalle due maggiori componenti che sostengono l’esecutivo la linea non è quella di sostituire Conte (“se cade questo Governo, il Pd spingerà per il voto anticipato”) altrettanto non si può dire ovviamente per i renziani che oggi incontreranno il presidente del Consiglio alle 13 e al quale Renzi ha lanciato un vero e proprio ultimatum sulla cabina di regia che dovrà gestire il fondi del Recovery plan e sulla fondazione sui servizi segreti, anche se rispetto ai toni perentori degli ultimi giorni, la capogruppo di Iv alla Camera Maria Elena Boschi si è ammorbidita: “Non vogliamo nessuna crisi. Conte ha detto che ha i ministri migliori del mondo e quindi per noi anche l’argomento rimpasto è chiuso. Non è quello l’obiettivo”.
L’obiettivo della gestione dei soldi in arrivo da Bruxelles rimane però, e non è una questione da poco, anche perché sull’argomento pure i dem vogliono dire la loro e chiedono che i poteri della task force, confermata anche ieri dal premier, vengano “calibrati”. Ma se Atene piange Sparta non ride e le fibrillazioni non mancano neanche nel centrodestra dove Giorgia Meloni non ha preso bene l’ipotesi di un “governo ponte” avanzata da Matteo Salvini, mentre Silvio Berlusconi continua a parlare di “convergenze sulle concrete esigenze del Paese”. In ogni caso il chiarimento del leader della Lega arriva ieri durante la conferenza stampa congiunta di presentazione delle proposte che confluiranno in emendamenti alla legge di bilancio: “Questo governo prima toglie il disturbo e meglio sarà per gli italiani”, attacca il segretario leghista.
“Vorrei un governo di centrodestra, senza chiedere niente a Di Maio, Zingaretti, Renzi. Se questo governo auspicabilmente dovesse avere difficoltà” aggiunge, saremmo disponibili a parlare con chi “in Parlamento fosse d’accordo a fronte di proposte concrete come queste”. Volutamente ambiguo… “Per nessuno di noi esiste più uno scenario nel quale si va con altri. Vogliamo governare questo paese insieme”, sottolinea invece da parte sua la Meloni. In ogni caso da FdI trapela che l’incontro è stato “cordiale e tranquillo” e che “la sfida che ora li attende e che attende il centrodestra è quella di difendere quei milioni di italiani dimenticati da questo governo”.