“Il Mes è uno strumento vecchio, superato dalla storia e dall’attualità. Abbiamo più volte ribadito che il Movimento non voterà mai la sua attivazione. Il M5S esce dal voto di mercoledì rafforzato al suo interno: il percorso con cui abbiamo scritto la risoluzione è stato un grande momento di confronto e di buona politica”. Parola di Vincenzo Santangelo, componente del direttivo M5S al Senato. La prossima sfida, ci dice, riguarda il Recovery plan. Renzi? “Faccia le sue proposte. Ma si ricordi anche di quando c’era lui al posto di Conte a Palazzo Chigi e chiedeva alla sua maggioranza, in particolare alle componenti parlamentari più piccole, di non sabotare il lavoro del governo e non ricorrere al ricatto politico”. E sull’ipotesi di un altro governo con un’altra maggioranza dice: “Forza Italia? No, grazie”.
Il dissenso nel Movimento 5 Stelle contro la riforma del Mes si è asciugato ma è rimasto di fatto. Come esce il movimento dal voto sul Salva Stati?
“Rafforzato al suo interno e con punti molto importanti portati a casa all’esterno. Il percorso con cui abbiamo scritto la risoluzione è stato un grande momento di confronto e di buona Politica. Il Movimento 5 Stelle ha delineato, anche nella risoluzione approvata in Parlamento, l’agenda europea del futuro che deve abbandonare le logiche dell’austerità e ritornare al concetto di Comunità”.
Siete proprio sicuri che la riforma del Mes non sia un cavallo di Troia per il Sì all’attivazione del fondo Salva Stati?
“Questo Mes è uno strumento vecchio, superato dalla storia e dall’attualità. Abbiamo più volte ribadito che il MoVimento 5 Stelle non voterà mai la sua attivazione. L’Italia si farà promotrice di una riforma del Mes per superare la natura intergovernativa e inserirlo in un quadro comunitario, così da renderlo democratico e trasparente come il Recovery Fund. è questo il modello del domani: uno strumento innovativo finanziato con emissione di debito comune europeo, che darà all’Italia 209 miliardi per rilanciare lo sviluppo senza cappi al collo. Abbiamo anche impegnato il governo a promuovere una profonda riforma del Patto di Stabilità, oggi è sospeso, che non dovrà mai più tornare a frenare lo sviluppo e il benessere con le vecchie regole dell’austerità”.
Renzi non vuol sentir ragioni sul Recovery Plan: ne fa una questione di merito e di metodo. Per lui così com’è stato pensato non va. Condividete le sue obiezioni?
“E’ un problema che non esiste. La sfida è proprio quella di arrivare, con il confronto, a una conclusione positiva per l’Italia. Sicuramente le prese di posizione pubbliche e sceniche non interessano ai cittadini. La struttura di missione per il Recovery Fund serve ad avere un monitoraggio costante e assicurare la realizzazione degli interventi, non possiamo sprecare queste risorse straordinarie. La guida politica rimane nelle mani del governo e il Parlamento avrà certamente un ruolo di indirizzo e controllo. Renzi faccia le sue proposte. Ma si ricordi anche di quando c’era lui al posto di Conte a Palazzo Chigi e chiedeva alla sua maggioranza, in particolare alle componenti parlamentari più piccole, di non sabotare il lavoro del governo e non ricorrere al ricatto politico”.
I dem sul Recovery Plan chiedono collegialità e condivisione. Come si può pensare di mettere su una struttura snella che acceleri sulla realizzazione dei progetti senza sacrificare il dialogo con le istituzioni, le parti sociali, le Regioni e gli Enti locali e il Parlamento?
“Il Governo ha più volte dimostrato grande attenzione e massimo coinvolgimento di tutte le parti in causa. Anche questa volta sono certo che farà altrettanto. C’è in corso un lavoro serio e abbiamo la massima fiducia nel presidente Conte”.
C’è chi sostiene che la battaglia di Renzi sia solo un pretesto per far saltare il banco. Che ne pensa?
“Non vedo quale beneficio ne trarrebbe e in ogni caso se perseguisse un interesse egoistico si assumerebbe una responsabilità enorme di fronte al Paese, mentre abbiamo sul tavolo un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza da oltre 200 miliardi, la legge di Bilancio, la pandemia e un’opposizione inconsistente che troppo spesso specula sulle difficoltà che sta affrontando l’Italia”.
In caso di crisi è ipotizzabile per voi del M5S un altro governo con una maggioranza diversa da quella attuale o ci sarebbe solo il voto davanti?
“Se intende Forza Italia, no grazie. Comunque non è il momento di pensare a questo, si tratta di logiche che non ci hanno mai appassionato. Ora bisogna lavorare sulla legge di Bilancio e sui progetti per spendere al meglio le risorse del Recovery fund”.