Tra ipotesi di associazioni per delinquere impegnate a fare affari con l’urbanistica e con lo sport, appalti dati agli amici degli amici senza gara, riciclaggio, rapporti opachi con la malavita di origine nomade, incaricata anche di acquistare voti, negli ultimi cinque anni sono numerose le inchieste in cui sono finiti esponenti di Fratelli d’Italia in provincia di Latina. Sono stati arrestati e sono attualmente imputati l’ex sindaco ed ex consigliere regionale Giovanni Di Giorgi e l’ex deputato e tesoriere del partito alla Camera, Pasquale Maietta (nella foto).
Senza contare che nell’inchiesta “Alba Pontina”, tra i beneficiari dei voti “comprati” dal clan Di Sivio i pentiti indicano pure il senatore Nicola Calandrini, è stato fatto cenno a pregiudicati che si sarebbero occupati della campagna elettorale dell’attuale europarlamentare Nicola Procaccini, e la ex esponente di FdI, Gina Cetrone, è finita in carcere e ora è imputata. Vicende su cui vi è anche l’ombra di due suicidi, a partire da quello dell’avvocato Paolo Censi. Un quadro a tinte fosche che, nel momento in cui lunedì scorso se ne è occupato Report, ha provocato più di qualche mal di pancia nel capoluogo pontino. Si tratta di vicende note, che una volta però finite in prima serata sulla Rai hanno indispettito alcuni fratelli d’Italia pontini e dal dibattito che si è creato si nota nuovamente una certa voglia di bavaglio.
I VELENI. “Scommettiamo che anche stavolta i soliti intellettuali illuminati saranno capaci di dimostrare che è tutta colpa nostra se Latina va a rotoli?”, ha scritto su Facebook, riferendosi a Report, l’ex assessore comunale e portavoce di Fratelli d’Italia a Latina, Gianluca Di Cocco. Un post che ha aperto subito il dibattito sovranista. Tra i più scatenati Ferdinando Tripodi, di recente sceso in piazza insieme a Giorgia Meloni per contestare la legge contro l’omotransfobia, critico verso i Dpcm anti-Covid e instancabile accusatore del Governo. “Abbiamo visto in questi ultimi anni come partiti dal M5S ad altri civici si sono riempiti la bocca di onestà per rivelarsi poi tutt’altro che onesti”, scrive.
A partire lancia in resta direttamente contro Report è poi Ferdinando Parisella, da sempre legato alla destra pontina. Per lui i giornalisti di Report sono dei “cialtroni che campano con il denaro pubblico”. E chiede a Di Cocco di far intervenire i rappresentanti del partito nel CdA della Rai. Il portavoce annuisce: “Lavoriamo per isolarla, metterla nelle condizioni di non nuocere, e tutto si risolve. Quello che, tipicamente, una comunità sana fa, o cerca di fare”.
LE REAZIONI. Non sono queste le prime bordate a Report e alla stampa che racconta quello che va emergendo tra l’altro da varie inchieste e non saranno le ultime. Nessuno però avrebbe chiamato il rappresentanti di FdI nel CdA della Rai. “Nessuno mi ha contattato – assicura Giampaolo Rossi – e poi i consiglieri d’amministrazione non hanno alcun potere di intervento sui contenuti editoriali. A poter intervenire su eventuali violazioni del pluralismo è eventualmente la Commissione di vigilanza”. E in Vigilanza infatti il deputato di FdI, Federico Mollicone, intende intervenire. “Sicuramente con il direttore Rai 3 – assicura – avremo la possibilità di toccare vari temi e Report è tra questi, perché quando affronta la politica lo fa in maniera assolutamente giustizialista, con una forma di giornalismo fake, manipolatorio. Utilizza il mezzo pubblico come una clava”.