È durata poco la scure dell’inammissibilità che si era abbattuta su due emendamenti, presentati rispettivamente da Leu/Pd e dal Movimento 5 Stelle, alla manovra di bilancio: nel giro di ventiquattro ore sono stati riammessi nuovamente all’esame in commissione Bilancio sia la proposta per introdurre in Italia una tassa patrimoniale sui grandi patrimoni sia quello sulle aggregazioni bancarie. L’emendamento a doppia firma Nicola Fratoianni (Leu) e Matteo Orfini (Pd), prevede di abolire Imu e imposte di bollo sui conti correnti, introducendo appunto una patrimoniale con aliquota progressiva dallo 0,2 al 3%, sui grandi patrimoni la cui base imponibile è costituita da una ricchezza netta superiore a 500.000 euro derivante dalla somma delle attività mobiliari ed immobiliari al netto delle passività finanziarie.
“La nostra è una proposta redistributiva della ricchezza” e “il governo non dovrebbe alzare un muro come fa la destra ma discuterne nel merito, eravamo certi che l’emendamento sarebbe stato riammesso”, commenta l’esponente Pd, mentre il deputato e portavoce di Leu Fratoianni sottolinea come “Adesso si debba discutere nel merito e costruire un fronte di consapevolezza e buon senso. Penso che ci siano le condizioni – afferma – Credo che sia difficile immaginare che chi ha quel tipo di patrimonio non possa pagare una tassa di poche decine di euro. L’obiettivo – aggiunge – non è solo alzare una bandiera, non siamo alla ricerca di visibilità, qualcuno può dire che non è lo strumento più efficace, noi siamo disposti a discuterne. Per questo abbiamo avanzato una proposta”.
Soddisfazione per la riammissione degli emendamenti dei pentastellati Zanichelli e Currò riguardanti le aggregazioni bancarie da parte dei deputati M5S delle commissioni Bilancio e Finanze: “Ora potrà aprirsi un dibattito parlamentare su un tema di grande importanza, in una fase in cui la sostenibilità del sistema creditizio è sotto i riflettori a causa dei riflessi economici della pandemia – si legge in una nota – In particolare uno degli emendamenti pone un limite a 500 milioni di euro per la trasformazione in crediti di imposta delle Deferred Tax Assets (DTA) nello scenario di fusioni bancarie, mentre un altro consente l’utilizzo anticipato delle stesse DTA solo nel caso una delle due società che procedono ad aggregazione abbia meno di 50 dipendenti”.
Manovra che nelle parole del viceministro dell’Economia e delle Finanze, Antonio Misiani (nella foto), si inquadra in una politica di bilancio espansiva che resterà tale per tutto il tempo necessario a superare le conseguenze economiche negative dell’emergenza: “A gennaio, lo ha già preannunciato il ministro Gualtieri, chiederemo al Parlamento un nuovo scostamento di bilancio, che andrà a rafforzare gli stanziamenti già previsti dalla legge di bilancio che stiamo discutendo. Il nuovo decreto – spiega Misiani – utilizzerà le risorse della legge di bilancio e le risorse del nuovo scostamento. È chiaro che il settore del turismo invernale sarà inevitabilmente penalizzato da alcune misure di sicurezza e, stiamo decidendo, dovrà ricevere gli aiuti necessari in relazione alle perdite subite. L’ammontare dello scostamento dipenderà dalle necessità che emergeranno dalle prossime settimane”.
E sulla mole dei 7.000 emendamenti presentati alla manovra da 38 miliardi Misiani ammette che: “Ci regoleremo lavorando in tempi che sono purtroppo stretti perché abbiamo dovuto varare come lei ricordava nel frattempo ben quattro decreti ristori, ma noi vogliamo discutere con il Parlamento nel modo più costruttivo possibile”.