Alla fine prevale la linea del rigore di cui il ministro della Salute, Roberto Speranza, assieme ai colleghi dem Francesco Boccia e Dario Franceschini, è da sempre uno dei più accreditati esponenti. “Senza consistenti limitazioni dei movimenti, un cambio sostanziale delle nostre abitudini e un rigoroso rispetto delle regole di sicurezza, la convivenza con il virus fino al vaccino è destinata al fallimento”, dichiara alle Camere. Anticipando lo spirito che guiderà il governo nella scrittura delle prossime regole che ci attendono dal 4 dicembre.
Non ci gira attorno Speranza: “Per affrontare adeguatamente le festività natalizie e quelle di fine anno le limitazioni previste dovranno essere rafforzate”. E questo significa che vanno disincentivati gli spostamenti internazionali e limitati gli spostamenti tra le Regioni. Inoltre, nei più importanti giorni di festa – il 25 e 26 dicembre e il primo gennaio – vanno limitati anche gli spostamenti tra i Comuni. La bozza del Dpcm che dovrà essere firmato entro oggi verrà inviata alle Regioni.
Ma un altro confronto c’è stato anche nel corso del Consiglio dei ministri, convocato ieri in tarda serata, nel quale è stato varato un nuovo decreto legge Covid (leggi l’articolo) per fornire la cornice normativa al decreto del premier e che definirà il perimetro delle nuove restrizioni, a partire dal divieto degli spostamenti. Il dl estende la durata dei prossimi Dpcm a 50 giorni: finora hanno coperto un arco temporale di trenta giorni al massimo, ma quello in arrivo dovrebbe riguardare tutte le festività.
Rimangono le distanze nella maggioranza su alcuni punti delle nuove norme anti Covid. Tra gli aspetti più dibattuti ieri ci sarebbe, oltre alla mobilità tra le Regioni per i ricongiungimenti, l’ipotesi che restino aperti a pranzo i ristoranti nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno, proposta dal governo dopo il vertice della scorsa notte. Ma la novità, se combinata al blocco degli spostamenti tra i Comuni in quei giorni, non convince tutti, perché – è la tesi di Italia viva e del dem ed ex renziano Andrea Marcucci – rischierebbe di creare discriminazioni fra le città più grandi e i paesini in cui non ci sono ristoranti.
A creare malumori anche “l’avarizia” di Speranza nel fornire dettagli sulle misure che entreranno nel Dpcm. Tanto che sulla risoluzione di maggioranza al Senato scatta un mezzo pasticcio non trovando le forze politiche i punti comuni attraverso cui “impegnare” il governo. E alla fine passano solo poche righe, in cui si approva la relazione del ministro della Salute, siglate peraltro dai capigruppo dei partiti nella commissione Sanità. A far chiarezza sulla linea del Pd – ovvero quella del rigore – è il segretario Nicola Zingaretti: “Condivido le scelte in merito alle festività compiute dal governo e illustrate oggi dal ministro Speranza al Senato”.
Per il resto, è confermato il coprifuoco dopo le 22 e il divieto di mobilità tra le Regioni dal 21 dicembre al 6 gennaio. In discussione l’ampiezza delle deroghe: concesso comunque il rientro ai luoghi di residenza o domicilio. Così come è confermato il divieto di mobilità tra i comuni nei giorni cruciali del 25, 26 dicembre e primo gennaio, verso la quarantena per chi ritorna dall’estero e l’apertura dei ristoranti a pranzo anche a Natale e Capodanno. Stop a sci e a crociere. Aperti gli hotel di montagna come il resto degli alberghi in Italia ma zero cenoni la notte del 31 dicembre. Si discute se ridurre la didattica a distanza nelle scuole magari dal 14 dicembre per dare un segnale. Le restrizioni nel periodo di Natale fino all’Epifania ci saranno comunque indipendentemente dalle fasce di rischio indicate dai diversi colori.