C’è da chiedersi cosa stia accadendo a viale Mazzini dove si è consumato un weekend da incubo per il servizio pubblico radiotelevisivo italiano. In poche ore sono deflagrati due casi, quello del blocco a sorpresa della partecipazione a Titolo V su Rai3 del presidente della commissione Antimafia Nicola Morra e quello dell’intervista cancellata della Franca Leosini allo sfregiatore di Lucia Annibali, che hanno sollevato un fiume di polemiche. Che si tratti di due vicende scottanti e destinate a finire davanti alla Commissione di vigilanza Rai lo si capisce dal fatto che, a distanza di giorni, continuano a generare reazioni indignate in quello che appare come un tutti contro tutti.
Il primo episodio è quello che ha coinvolto il senatore grillino Morra e per il quale si parla di una vera e propria censura. Per uno strano scherzo del destino, l’ospitata capitava a poche ore dalle esternazioni con cui il presidente della commissione Antimafia, in un ragionamento un po’ fumoso, aveva lasciato tutti di stucco affermando: “Era noto a tutti che (Jole Santelli, ndr) fosse gravemente malata ma i calabresi l’hanno votata lo stesso. Ognuno è responsabile delle proprie scelte”. Parole che molti, Movimento 5 Stelle incluso, hanno ritenuto offensive e per le quali Morra si è subito scusato. Insomma sembrava un caso chiuso o quanto meno legato alla sola sfera politica e, invece, è esondato nel servizio televisivo.
A spiegare l’accaduto è lo stesso senatore: “Ero arrivato presso gli studi Rai di Napoli quando ho appreso dalla vicedirettrice di Rai3 che, per decisione della direzione di rete, veniva annullata la mia partecipazione al programma. Credo non si debba aggiungere altro”. Secondo fonti parlamentari, a decidere lo stop sarebbero stati l’ad della Rai, Fabrizio Salini, e il direttore di rete, Franco Di Mare. Un’esclusione difficile da giustificare alla luce delle scuse del senatore e che alimenta, ormai da giorni, le polemiche con Matteo Salvini che fa sapere che “i parlamentari della Lega e di tutto il centrodestra non parteciperanno ai lavori della commissione antimafia fino a che c’é questo personaggio arrogante come presidente” mentre il portavoce dei parlamentari di Forza Italia, Giorgio Mulé, afferma che Morra “deve dimettersi” perché “ha fatto un fallo da cartellino rosso”.
Per la maggioranza, invece, il problema è tutt’altro e lo spiega Maria Laura Paxia, deputata deil Movimento5 Stelle e membro della Commissione di Vigilanza Rai, secondo cui “per quanto le parole del senatore Morra siano state infelici, l’azione posta in essere dalla Rai sembrerebbe violare ogni regola di par condicio, nonché di equilibrio, pluralismo, completezza, imparzialità, indipendenza e apertura alle diverse formazioni politiche”.
INTERVISTA INDIGESTA. Ma le rogne in Rai non sono finite qui. Nemmeno 24 ore dopo, a tormentare viale Mazzini ci ha pensato la decisione di Rai Cultura di non mandare in onda, su Rai Storia, l’intervista a Luca Varani, condannato come mandante dell’aggressione della Annibali, sfregiata con l’acido nel 2013, realizzata dalla Leosini nel 2016 per ‘Storie Maledette’. Un servizio che, ha ricordato la Rai, è stato realizzato “senza sconti e senza nessun tipo di compiacimento” ma che non è piaciuto alla Annibali e a Matteo Renzi che hanno fatto la voce grossa convincendo la rete e i manager a decidere di non mandare in onda il contributo “per non urtare la sensibilità delle vittime e dei telespettatori”.
Un pasticcio per il quale, il deputato di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi, “serve un cambio di rotta immediato, i partiti della maggioranza di governo hanno il dovere di assumersi la responsabilità di sfiduciare questi vertici e nominare i nuovi”. Due casi spinosi per i quali il consigliere Rai, Riccardo Laganà, si augura “venga fatta chiarezza nel Cda Rai di venerdì prossimo sia sul caso di Morra, microfonato e mandato via quando stava per entrare in studio, sia sull’intervista della Leosini a Luca Varani non andata più in onda”. “Lo dobbiamo ai cittadini che pagano il canone e che credono in un Servizio Pubblico, indipendente dalla politica” conclude Laganà.