Come in un film dal finale già scritto, la seduta della Giunta per le immunità fissata per proposte e votazioni sui reati di opinione, nonché l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni di Luigi Cesaro, è stata rinviata per l’ennesima volta. “Sì vero, è successo già due volte, sono riusciti a farle slittare per disquisire sull’articolo 68, 1° comma della Costituzione”, spiega la senatrice e capogruppo M5S della Giunta Elvira Evangelista che ha fatto presente che “sono decenni che se ne parla e per questo sono rimasta perplessa, ma anche perché c’è una legge del 2003, una sentenza della Corte Costituzionale del 2004 e altre della Cassazione ancor più recenti” che dimostrano come “sull’interpretazione di questo articolo c’è una giurisprudenza ormai consolidata”.
Questo significa, spiega la senatrice, che “i requisiti sono quelli del nesso funzionale tra l’opinione espressa e l’attività parlamentare, sia che questa sia stata espressa dentro il Parlamento che fuori”. Un’impostazione che diversi membri della Giunta, tra cui lo stesso presidente Maurizio Gasparri che non è nuovo a post al vetriolo sui social, ritengono “troppo blanda” e che per questo vorrebbero “allargare le maglie” interpretative dell’articolo 68. Del tutto diversa la posizione dei 5S 5 Stelle che, anzi, hanno sempre applicato in modo restrittivo la norma, perché tutti i cittadini devono essere uguali davanti alla legge. Un’esigenza che, spiega la Evangelista, deriva dal fatto che “a furia di concedere l’insindacabilità, ormai la Giunta ha perso di credibilità agli occhi dei cittadini”.
Ma a dirsi contrari all’allargamento delle maglie dell’articolo 68,non sono solamente i Cinque Stelle. Anche Anna Rossomando del Partito democratico, secondo cui “bisogna attenersi allo spirito costituente, questa prerogativa non può essere trasformata in un privilegio né in una immunità”, e Pietro Grasso di Liberi e uguali, convinto che un ampliamento dell’insindacabilità, per di più con il pretesto delle aggressioni ricevute sui social network, “oltre che antigiuridico, risulta essere poco dignitoso”.