di Stefano Sansonetti
La si potrebbe mettere in questo modo: Bankitalia ha appena affidato un appalto a un suo azionista, del quale a sua volta la banca centrale è stata azionista e sul quale esercita anche un potere di vigilanza. Un intreccio così intricato che, se non fossimo in Italia, creerebbe come minimo imbarazzo. E invece da noi si va avanti come se nulla fosse. Nei giorni scorsi l’istituto di via Nazionale, guidato da Ignazio Visco, ha assegnato una commessa per servizi assicurativi relativi al suo patrimonio e alle sue opere d’arte. Ebbene, ad aggiudicarsi l’appalto, per un totale di 4 milioni di euro, è stato il gruppo Generali, l’unico a far pervenire un’offerta.
L’intreccio
Si dà però il caso che il Leone di Trieste sia ancora oggi azionista di palazzo Koch con il 6,3% del capitale. Senza contare che fino a qualche tempo fa anche la banca centrale era azionista di Generali, con una quota del 4,5%, solo recentemente affidata al Fondo strategico della Cassa depositi e prestiti. Ma non finisce qui, perché dopo aver acquisito di fatto la gestione dell’Ivass, ovvero l’Autorità di vigilanza sulle assicurazioni, Bankitalia è tenuta a vigilare, tra gli altri gruppi, proprio su Generali. Che poi, se uno volesse, potrebbe anche aggiungere la classica ciliegina sulla torta. Mesi fa, come detto, palazzo Koch ha ceduto al Fondo strategico la partecipazione in Generali. Lo ha fatto proprio per allontanare i sospetti di conflitto d’interesse, vista la vigilanza da esercitare sul settore assicurativo. Peccato che il Fondo strategico, oggi custode della quota di Generali, sia controllato dalla Cassa depositi e prestiti, sulla quale sempre Banca d’Italia esercita il potere di vigilanza (anche se particolare) in base alle prescrizioni del Testo unico bancario. Insomma, dalla padella si è finiti alla brace.
I precedenti
Tornando all’appalto di palazzo Koch vinto dal gruppo Generali, oggi guidato dall’ad Mario Greco, va anche registrato il fatto che non si tratta della prima volta. Giusto un anno fa, per esempio, via Nazionale ha aggiudicato per la bellezza di 62,8 milioni di euro il servizio di assistenza sanitaria. La commessa è andata al fondo Previgen, che sempre del gruppo Generali fa parte. Ancora, era il marzo del 2011 quando la banca centrale, allora guidata da Mario Draghi, affidò un appalto a Generali per assicurarsi contro i rischi di morte e invalidità permanente dei suoi dipendenti. In quell’occasione l’assegno staccato da Draghi al Leone di Trieste, in quell’anno ancora presieduto da Cesare Geronzi e guidato dall’amministratore delegato Giovanni Perissinotto, fu di 28 milioni di euro. Insomma, non si può certo dire che, in un modo o nell’altro, il colosso assicurativo non abbia “raccolto” parecchi benefici dalla banca centrale di cui è tutt’ora azionista.
Le opere d’arte
Che poi l’ultimissimo appalto assegnato a Generali, relativo come detto anche alle opere d’arte, offre lo spunto per altre curiosità. Nella collezione di palazzo Koch, infatti, si contano ben 240 tra tele e sculture di valore assoluto. Ci sono mostri sacri dell’arte come Monet, Canova, Balla e Millet. Un autentico bendidio che recentemente è stato anche censito on line, direttamente visibile sul sito della banca centrale.