Mentre il Paese affronta la seconda ondata del Covid-19 in continua crescita, torna ad infuriare la polemica attorno al Pirellone per la questione dei vaccini anti-influenzali. A ritornare sul tema è stato Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza per l’emergenza coronavirus e docente di Igiene all’università Cattolica di Roma, che ieri ha dichiarato che: “Il vaccino antinfluenzale va ordinato nella prima parte dell’anno, al più tardi entro maggio. Quasi nessuna Regione lo ha fatto entro quei tempi, salvo alcune. E soprattutto, va ordinato in quantità adeguata alla situazione epidemiologica”.
Un caso su tutti, a suo dire, è “la Lombardia che ha ordinato, se ricordo bene, poco più di 2 milioni di dosi per una popolazione di 10 milioni di abitanti, quando soltanto la popolazione fragile è di oltre 3 milioni. Quindi è chiaro che la Lombardia è tecnicamente in condizioni di non poter dare il vaccino tempestivamente e adeguatamente, e neanche per proteggere quella parte di popolazione che lo necessità”. Parole a cui ha subito risposto piccato il presidente della Lombardia, Attilio Fontana (nella foto), che da tempo sembra essere ai ferri corti con l’esperto.
“Credo che Ricciardi dovrebbe conoscere bene i fatti prima di affermare queste cose. A parte che un tecnico sarebbe opportuno che si occupasse di risolvere i suoi problemi e non i nostri” ha tuonato il governatore leghista spiegando anche: “Poi uno che li compri prima o dopo, l’importante è che ci siano. Non credo siano migliori i vaccini comprati prima di quelli comprati dopo”.
Peccato che anche Massimo Galli, primario infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, la pensi come Ricciardi: “Il periodo influenzale va, di regola, da questi giorni di novembre perché il virus influenzale non timbra il cartellino, fino ai primi di marzo. La vaccinazione antinfluenzale era il caso che partisse in maniera efficiente da diversi giorni a questa parte”.