Attilio Fontana? “È in confusione totale”. La giunta lombarda? “Finora ha fatto solo propaganda”. Salvini e Meloni? “Sono pericolosi”. Non risparmia nessuno Massimo De Rosa, il combattivo capogruppo M5S in Consiglio regionale della Lombardia, specie all’indomani delle polemiche tra governo nazionale e Pirellone dopo la decisione di inserire la Regione tra quelle in zona rossa.
Fontana ha definito tale scelta “uno schiaffo” nei giorni scorsi. Lei che ne pensa?
Siamo preoccupati per la confusione totale dimostrata dal presidente Fontana. Dopo due giorni a blaterare di schiaffi dati dal governo ai lombardi e dati che non ha mai dimostrato, oggi si è dichiarato non contrario al lockdown definendo la situazione di Milano grave come quella di Bergamo in primavera. Il momento richiede serietà e il governatore dovrebbe adeguarsi al momento. Presumiamo che, smentito dai numeri e dall’oggettiva situazione sanitaria, Fontana abbia deciso di fare un passo indietro rispetto alle irresponsabili dichiarazioni di mercoledì sera. Se così fosse dovrebbe dirlo ai lombardi e scusarsi pubblicamente, di modo da non confondere ulteriormente una cittadinanza già provata dai sacrifici imposti dalla pandemia. Qualora non fosse questa la lettura significherebbe che il governatore non sa quello che dice e si contraddice ogni giorno. In entrambi i casi esprimiamo grande preoccupazione.
Anche Conte ha risposto al governatore della Lombardia. Dal governo è stato chiesto alle regioni “ribelli” maggiore serietà. Crede che la giunta lombarda l’abbia dimostrata?
Mai. Dall’inizio di questa emergenza hanno negato ogni confronto, preso decisioni che si sono rivelate o tragiche come la delibera dell’otto marzo attraverso la quale hanno spalancato al virus le porte delle RSA; o sbagliate come la scelta di rallentare la diffusione dei test rapidi sul territorio; o figlie di incompetenza come i bandi, motivo per cui oggi mancano i vaccini antinfluenzali. Per non parlare degli scandali: dalle mascherine pannolino, fino ai camici del cognato e le donazioni ad insaputa.
La domanda a questo punto è spontanea: se la Lombardia, nonostante il periodo tragico del primo lockdown, è tornata in pericolo, cosa è stato fatto in questi mesi?
Propaganda. Nulla di più. Il governatore e gli assessori passano più tempo davanti alle telecamere che in Consiglio Regionale. Ogni occasione è stata buona per scaricare responsabilità sul governo, strano per degli autonomisti, ma di lavoro neanche a parlarne. Le USCA attivate sul territorio sono un quarto di quelle promesse. Le tre T in Lombardia sono fallite, l’operazione di testare, tracciare e trattare è saltata già al rientro delle vacanze, vedi caos aeroporti. Le ATS hanno alzato bandiera bianca, certificando il fallimento dell’amministrazione Gallera-Fontana.
Nel frattempo anche Salvini e la Meloni buttano benzina sul fuoco dando di fatto ragione a Fontana e gli altri governatori critici. Non crede che questo atteggiamento sia dannoso e controproducente?
All’inizio pensavamo fossero irresponsabili. Poi abbiamo capito che si trattava di incompetenza. Oggi impariamo che sono pericolosi. La polemica strumentale, la dichiarata volontà di non decidere, il fine ultimo di scaricare ogni responsabilità sulle spalle del governo, rappresenta il punto più basso toccato dalla politica del centrodestra nella storia recente. Questo atteggiamento denota il più totale disprezzo del principio costituzionale di leale collaborazione fra istituzioni, ma anche il ben più pericoloso tentativo di strumentalizzare il comprensibile disorientamento dei cittadini, figlio di una fatica lunga otto mesi e di nuovi necessari sacrifici. Questa strada porta a mettere a rischio la tenuta della pace sociale.
Da lombardo: crede che anche il governo abbia delle responsabilità per questa seconda ondata?
Tutto è perfettibile, ma non dobbiamo dimenticare che mentre il governo aumentava del 109% i posti attivabili di terapia intensiva, distribuiva alle regioni ventilatori, tamponi e mascherine e chiedeva il prolungamento dello stato di emergenza proprio per poter fare queste cose i leader dell’opposizione giravano l’Italia fra selfie senza mascherine, assembramenti e partecipavano alla Camera a convegni filo-negazionisti.