Report è tornato in onda su Rai Tre il 19 ottobre e la partenza è stata notevole. Le prime due puntate dello storico programma di Rai Tre hanno totalizzato uno share rispettivamente del 10,40% e del 9,40%, tenendo una media del 9,9% e di oltre 2,5 milioni di telespettatori, come ci informa OmnicomMediaGroup, multinazionale quotata a Wall Street che realizza dati e analisi per le più grandi aziende del mondo che pianificano pubblicità in Italia. E la tendenza è in salita, visto che l’ultima puntata, quella di lunedì 2 novembre, ha raggiunto l’11% interessando più di 2,7 milioni di italiani.
Considerando che la trasmissione ha avuto anche picchi del 12,5% con 3,5 milioni di teste e tenendo conto della controprogrammazione molto consistente del lunedì sera in prime time, composta da fiction, dal Grande Fratello Vip su Canale 5 e dall’informazione con Nicola Porro e la sua Quarta Repubblica, il risultato del programma di Sigfrido Ranucci (nella foto) appare ancora più corposo. Parlavamo della media di due milioni e mezzo di utenti presenti davanti al teleschermo: si tratta di un record per i programmi di informazione. Le prime due puntate sono state dedicate in gran parte alle vicende della Lega Nord.
La prima era concentrata sul caso dei camici forniti dall’azienda della famiglia della moglie del presidente della regione Lombardia Fontana, secondo quest‘ultimo in forma di donazione, secondo Report invece inizialmente a fronte di un pagamento di 500 mila euro. Cifra poi azzerata dopo che si era sparsa la voce che il programma stava investigando sulla vicenda. Nella seconda puntata invece dominava la vicenda dei tre commercialisti, secondo la tesi del programma, molto vicini alla Lega e coinvolti nell’affare dell’acquisto della nuova sede della Lombardia Film Commission, un capannone a nord di Milano; buona parte del ricavato della successiva vendita del capannone sarebbe poi stato girato su una società panamense con i conti in Svizzera.
Un’indagine giornalistica sviluppata come al solito molto bene e che è arrivata addirittura in Brasile. Naturalmente starà poi alla giustizia accertare eventuali reati, noi non entriamo nei dettagli. Una cosa però è certa: le inchieste di Ranucci e del suon staff sono garanzia di professionalità ma anche, come già anticipato, di ascolti. Scomponendo i dati fornitici da OmnicomMediaGroup, scopriamo infatti che le prime due puntate dell’edizione in corso hanno avuto un netto incremento di audience rispetto alle prime due del 2019: +14% per quanto riguarda gli spettatori, un punto percentuale in più invece per quel che concerne lo share. Circa il profilo degli spettatori, il programma condotto da Ranucci presenta una quota maschile (52%) leggermente superiore rispetto a quella femminile (48%) con l’82% del pubblico con più di 45 anni.
Particolarmente rilevante, in termini di share, la quota di laureati (il 15% nelle prime due puntate, oltre il 17% nella prima puntata del 19 ottobre, dato decisamente superiore rispetto alla media del programma). Le regioni del Nord riportano i dati d’ascolto maggiori in termini di share, a differenza del Sud. Infatti, regioni quali Lombardia, Veneto e Piemonte fanno registrare dati superiori alla media mentre Campania e Sicilia riportano i risultati d’ascolto più bassi. Il boom di ascolti del Nord può essere interpretato come un campanello d’allarme per Salvini. Un dato sopra la media che una cosa la dimostra: il messaggio di Report ha avuto molta presa sul target leghista. Non è detto che chi ha guardato la trasmissione di Ranucci condivida questo messaggio, ma sicuramente si apre una riflessione politica per il Carroccio sull’effettivo impatto elettorale di queste trasmissioni.