Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha firmato nella notte il nuovo Dpcm per l’emergenza coronavirus. Il provvedimento mantiene l’impianto complessivo della bozza circolata ieri pomeriggio (leggi l’articolo), di diverso c’è solo la possibilità per i parrucchieri di rimanere aperti anche nelle regioni che saranno classificate come “zone rosse”, cioè quelle con le maggiori restrizioni.
Il Dpcm, ora in pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, prevede tra l’altro il coprifuoco dalle 22 alle 5, chiusura dei centri commerciali nei fine settimana, e la possibilità per le Regioni più a rischio di introdurre ulteriori misure di restrizione agli spostamenti, che possono arrivare anche al lockdown. Il nuovo decreto sarà in vigore dal 5 novembre al 3 dicembre.
Nel parere espresso ieri sera sul provvedimento, le Regioni avevano ribadito “la richiesta di univoche misure nazionali ed, in via integrativa, provvedimenti più restrittivi di livello regionale e locale”. Nel Dpcm ci sono misure che “destano forti perplessità preoccupazione” e che “comprimono ruolo e compiti delle Regioni”, attribuendo “al Governo ogni scelta e decisione sulla base delle valutazioni svolte dagli organismi tecnici”, si legge ancora nel parere. Per questo motivo “è indispensabile instaurare un contraddittorio per l’esame dei dati con i dipartimenti di prevenzione dei servizi sanitari regionali prima della adozione degli elenchi delle Regioni” caratterizzate da scenari elevata o massima gravità.
“Ce la faremo a evitare il lockdown. Lombardia, Piemonte e Calabria zone rosse? Difficile che possano in pochi giorni migliorare la loro situazione” è quanto ha detto a Radio Capital il vice ministro della Salute Pierpaolo Sileri. “Questo Dpcm – ha aggiunto l’esponente dell’Esecutivo – è una soluzione ‘sartoriale’, che tiene in considerazione tutti i singoli dati locali”. Sulla possibilità che Lombardia, Piemonte e Calabria diventino zone rosse, Sileri ha detto che “Non è verosimile che regioni con questi dati possano cambiare la loro situazione in pochi giorni e retrocedere a numeri diversi. E’ chiaro che sono le regioni che soffrono di più. Zone rosse o arancioni sono definizioni comunque modulabili nel corso delle prossime settimane”.
“Tutto questo disorienta i cittadini? No, il contrario – ha aggiunto Sileri – perché lascia maggiori libertà ai cittadini di un’area considerata non ad alto rischio. L’alternativa sarebbe una regola omogenea che non tiene conto delle differenze dei vari territori”. E a proposito dei criteri per stabilire quali regioni saranno rosse e quali arancioni, Sileri ha spiegato che “insieme all’Rt, sono 21 i parametri con cui verranno definite le varie zone. Si analizza un trend, non sarà qualcosa di inatteso. Bonaccini voleva misure nazionali uguali per tutti? Il Dpcm – ha concluso il vice ministro – ha già una base di norme nazionali, le altre però devono essere cucite sui numeri locali”.