di Valeria Di Corrado
Oltre agli ostacoli fisici, che si incontrano ogni giorno quando si è costretti su una sedia a rotelle, ci si mettono pure quelli burocratici a complicare la vita dei disabili. L’Inps ultimamente ha preso l’abitudine di sospendere l’erogazione dell’assegno mensile ai titolari di una pensione di invalidità civile quando riesce a dimostrare che questi soggiornano all’estero per lunghi periodi. Una prassi prevista per la pensione sociale, ma non per quella di invalidità.
Per ottenere questo risarcimento, infatti, gli unici requisiti richiesti sono: il riconoscimento sanitario dell’invalidità, la cittadinanza italiana e il possesso della residenza in Italia. Addirittura, in particolari condizioni, vengono ammessi al trattamento economico anche i cittadini comunitari e gli stranieri titolari di carta di soggiorno. L’Unione sindacale di base del Pubblico impiego, venuta a conoscenza di questa situazione, ha immediatamente inviato una lettera al presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, e al direttore generale, Mauro Nori. Lettera finora rimasta senza risposta. “Tale prassi appare alquanto discutibile in assenza di specifiche norme o circolari emanate dall’Istituto nazionale di previdenza – si legge nel do cumento – C’è inoltre da rilevare come si venga a determinare una disparità di trattamento tra soggiorni all’interno dei paesi della comunità europea, difficilmente riscontrabili con elementi oggettivi, e soggiorni in paesi extra comunitari”. Solo nel secondo caso infatti, è possibile lasciare traccia dei propri spostamenti, tramite il passaporto. L’Usb ha chiesto quindi “l’immediato ripristino delle prestazioni economiche, anche per evitare un aumento del contenzioso giudiziario che spesso vede questo ente soccombere con spese che ricadono sulla collettività”.
“Se si vuole cambiare la norma, uniformando le pensioni di invalidità a quelle sociali, bisogna farlo in modo ufficiale, non così – spiega Luigi Romagnoli, responsabile Usb del Pubblico impiego – Senza contare che la persona invalida potrebbe avere la necessità di recarsi all’estero per usufruire dell’assistenza di un familiare. Finché comunque mantiene la residenza in Italia continua ad avere diritto all’erogazione del contributo economico”.
Secondo i dati Istat delle 14.052.863 pensioni erogate ogni mese, 1.053.219 sono di invalidità. Di queste 508.325, pari al 48,3% del totale, vengono consegnate a cittadini del sud Italia. La cronaca ci rende conto abitualmente di casi di truffa, ossia persone che percepiscono il trattamento senza averne i requisiti. Forse è su questo fenomeno che l’Istat dovrebbe insistere con maggiore forza, piuttosto che sugli invalidi che soggiornano per alcuni periodi dell’anno all’estero.
Il caso del campione paralimpico Ceccanti
di Carlotta Galleni
Dall’orgoglio di conquistare una medaglia olimpica, indossando la maglia della nazionale azzurra, all’umiliazione di essere dimenticati dal proprio Paese. Al campione paralimpico Soriano Ceccanti, dallo scorso febbraio, è stata sospesa l’erogazione della pensione d’invalidità da parte dell’Inps, perché, al momento della visita di controllo, si trovava in Marocco, dove risiedono alcuni familiari della moglie. Ceccanti all’età di 16 anni venne colpito da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine durante una protesta studentesca che aveva preso di mira il locale modaiolo la “Bussola” di Viareggio, la notte del 31 dicembre 1968. Rimase paralizzato e da allora costretto su una sedia a rotelle. Nonostante questo tragico incidente, non si è mai scoraggiato: ha continuato a coltivare delle ambizioni, a mantenere un’attiva vita sociale ed è diventato un campione paralimpico di fioretto e spada in carrozzina, conquistando ben 4 argenti e 5 bronzi. Disabile al 100%, Ceccanti per 45 anni ha ricevuto l’assegno di invalidità dall’Inps. Il passato è d’obbligo. Da febbraio, infatti, la pensione gli è stata sospesa perché “da accertamenti risulta che la persona abita in Marocco” e, come verifica, gli è stato chiesto di esibire il passaporto. Il campione paralimpico, in realtà, ha tutti i requisiti per continuare ad usufruire del trattamento: il riconoscimento sanitario dell’invalidità e la residenza in Italia.