L’idea è più che nobile: in periodo di fortissima emergenza sanitaria ed economica il primo esempio deve darlo necessariamente chi è responsabile delle restrizioni cui tutti gli italiani sono obbligati. A maggior ragione se costoro godono di lauti stipendi. È per questa ragione che ieri Luigi Di Maio ha rilanciato una storia battaglia del Movimento cinque stelle, diventata oggi più che mai attuale: tagliare e, magari, dimezzare lo stipendio dei parlamentari. “Se chiediamo ai cittadini di fare sacrifici, allora dobbiamo essere pronti anche noi a farne.
La politica in una situazione del genere, davanti a una crisi globale senza precedenti con 42 milioni di casi nel mondo dall’inizio della pandemia, deve dare un segnale chiaro alla popolazione per ristabilire un canale di fiducia con i cittadini”, scrive Di Maio sulla sua pagina Facebook. Ed ecco allora la proposta di riprendere “la discussione iniziata a marzo, quando scoppiò la pandemia: tagliamo gli stipendi dei parlamentari ed eliminando qualsiasi tipo di privilegio della politica”.
“Mentre ci sono persone che soffrono a causa del virus – aggiunge il ministro degli Esteri – è inaccettabile che i politici continuino a guadagnare 15mila euro al mese. Sono troppi. Lo hanno fatto già diversi Paesi esteri e molti manager di importanti aziende. Lo faccia anche la politica italiana. Come MoVimento 5 Stelle – ricorda – da anni ormai ci tagliamo lo stipendio e io personalmente ho rinunciato a oltre 300mila euro. Davanti al virus, davanti a oltre 21mila contagi in 24 ore, davanti a 37mila morti in Italia dall’inizio della pandemia la politica deve dare il buon esempio e mettere a disposizione del Paese ulteriori risorse”.
IL NO DI FORZA ITALIA. Una proposta, dunque, non solo lodevole ma anche di buon senso visto il periodo che si sta vivendo. Eppure nessuno ha commentato la proposta di Di Maio che, evidentemente, si è preferito farla cadere nel vuoto. Nessun approvazione, nessun plauso, nessuna parola di apertura. Gli unici commenti arrivati sono stati quelli di Forza Italia che, manco a dirlo, hanno rispedito al mittente l’idea di Di Maio. Non sia mai che si taglino gli stipendi lunari dei parlamentari. “La smetta di dire stupidaggini – tuona Francesco Giro – L’epoca degli slogan del Parlamento da aprire come una scatoletta di tonno è stra-finita”.
Durissima anche la forzista Elvira Savino: “Ad ogni occasione, per distogliere l’attenzione dei cittadini dalla evidente incapacità dei Cinquestelle e della sinistra a governare, il ministro Di Maio se ne esce con la solita proposta propagandistica di tagliare lo stipendio ai parlamentari, se proprio Di vuole togliersi un peso dalla coscienza, allora proponga il taglio dello stipendio dei membri del Governo”. Insomma, secondo il partito di Silvio Berlusconi quella di Di Maio è solo una boutade.
Peccato che questa idea consentirebbe non solo di “risanare” l’idea che molto spesso si ha della società civile, specie in un periodo di restrizione. Ma, anche andando al concreto, il dimezzamento degli stipendi dei parlamentari consentirebbe un risparmio di qualcosa come 60 milioni di euro all’anno. Una montagna di soldi che in questo periodo certamente farebbero più che comodo. Né occorrerebbero iter legislativi complicati. Come spiegato già qualche mese fa anche da Vito Crimi, non sarebbe necessaria una legge né tantomeno un decreto. Basterebbe una delibera degli uffici di presidenza di Camera e Senato. Sta alla politica decidere se avere un atteggiamento vergognoso oppure intraprendere la strada indicata ieri da Di Maio.