“Quelle di alcuni governatori sono scelte gravi, temo si sottovaluti pesantemente l’importanza della scuola”. Non si nasconde Gianluca Vacca, capogruppo M5S in Commissione Cultura alla Camera, dopo le accese polemiche sulla Dad (didattica a distanza) tra alcuni governatori – Fontana e De Luca in testa – e il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina.
Onorevole, siamo punto e daccapo: un nuovo scontro tra governo e regioni. Crede che l’iniziativa di vari governatori mini la tutela del diritto allo studio?
Sì, purtroppo. Tenere gli studenti regolarmente a casa doveva essere l’ultima alternativa: la Dad doveva integrare, non sostituire, quella in presenza. E non possiamo dire che le misure messe in campo non abbiano funzionato: il problema è altrove, persino l’assessore alla sanità lombardo Gallera lo ha riconosciuto. Eppure si colpisce l’istruzione: quelle di alcuni governatori sono scelte gravi, temo si sottovaluti pesantemente l’importanza della scuola.
Resta però la domanda: perché queste iniziative se il Miur ha specificato che se si seguono i protocolli al momento non ci sono pericoli?
Se fuori le scuole si fa finta che il virus non esista, ci si ammassa, si prendono mezzi superaffollati, la catena dei contagi entra anche nelle classi e lì si allunga. Proprio perché a scuola i protocolli funzionano, all’esterno bisogna stare doppiamente attenti, altrimenti si vanificano gli sforzi fatti per garantire il diritto allo studio.
In Lombardia l’ordinanza regionale appare molto confusa, non solo sul tema scolastico. Crede che l’ingerenza di due giorni fa di Salvini sul coprifuoco regionale abbia inciso?
Immagino che per la Lega sostenere chiusure più incisive sia politicamente difficile, visto che ha sempre criticato prima il lockdown e poi la prudenza con cui il Governo ha riaperto. L’ordinanza appare confusa anche perché, come ha detto il sindaco di Bergamo, è frutto di un malinteso, non è stata concordata. Non so quanto l’intervento di Salvini abbia influito ma trovo tutto sconcertante considerando che stiamo parlando dell’istruzione dei ragazzi.
Il problema, a detta di molti, riguarda i trasporti più che la scuola in sé. La responsabilità, allora, più che del Miur è di chi avrebbe dovuto occuparsi della sicurezza sui trasporti locali?
Sicuramente. A dirlo sono figure più che autorevoli come il presidente dell’Iss Brusaferro e il presidente del Css Locatelli. Il Governo ha stanziato 300 milioni per aumentare il trasporto pubblico, le Regioni ne hanno spesi 120. Come mai? Però aggiungo anche che se è vero che la competenza è degli enti locali, maggiore vigilanza e supporto da parte del Mit erano doverosi. Ora bisogna correre subito ai ripari.
Al di là di come la si veda, però, resta una domanda: perché sembra così complicato muoversi di comune accordo tra le varie istituzioni, nazionali e locali? È mai possibile sia solo interesse di partito?
Più che di interesse di partito parlerei di priorità, e queste sì, spesso definiscono le differenze tra i partiti: per il M5S la scuola è prioritaria. Altri la strumentalizzano o ne fanno terreno di scontro politico.
Quale potrebbe essere, secondo lei, una giusta mediazione tra le varie esigenze per garantire tanto il diritto alla salute quanto il diritto allo studio?
Quella che abbiamo già previsto con la ministra Azzolina: didattica integrata nelle situazioni più critiche, ingressi scaglionati, qualche sacrificio in più per tenere le mascherine.