Ieri, il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha fatto il punto – in commissione Affari sociali della Camera, dove è stato audito in merito alla delega al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia – su quanto fatto dal suo istituto. Da quando ha avuto inizio pandemia Covid-19, l’Ente previdenziale da lui guidato ha erogato un totale di circa 20 milioni di prestazioni di cassa integrazione, in particolare 12 in modo diretto e 8 a conguaglio dopo anticipo delle aziende, a beneficio di 6,5 milioni di lavoratori. Per quanto riguarda invece gli autonomi/partite Iva l’Inps ha erogato 4,1 milioni di bonus 1,15 milioni di bonus e congedi famiglia, 212mila bonus per domestici, 600mila Redditi di emergenza ai nuclei familiari e ha finanziato un incremento del 25% di accessi al reddito di cittadinanza. In totale, ad oggi, l’Inps ha servito 14,3 milioni di cittadini per sostegno all’emergenza Covid.
Naturalmente, come aveva fatto anche notare il premier Giuseppe Conte solo qualche tempo fa, occorre occuparsi anche dei singoli casi che sono rimasti fuori da chi ha beneficiato di queste misure. Persone che si trovano in oggettive difficoltà economiche. Tridico, nella sua audizione in commissione, è sembrato voler rispondere proprio all’appello del premier. “Lo stipendio di Pasquale Tridico è adeguato – aveva detto il presidente del Consiglio nei giorni delle assurde polemiche divampate intorno alla retribuzione del numero uno dell’Inps -. Ma lavori anche di notte per assicurare la cassa integrazione ai cittadini che ancora l’aspettano”. Non a caso Tridico ha tenuto a far notare ai commissari di Montecitorio come l’Istituto da lui presieduto “non sta sprecando né un giorno né un minuto, pur essendo cosciente che i problemi possono essere legati a cause plurime, spesso non ascrivibili alla volontà dell’Istituto e dei suoi uffici (in particolare per la Cig: spesso Iban sbagliati, codici fiscali errati, comunicazione difficile con alcune aziende rispetto al procedimento)”.
Dunque l’Inps si fa da cinghia di trasmissione per trasformare la volontà del Governo in azioni concrete di supporto e sostegno ai cittadini e alle aziende in difficoltà. Ma Tridico non si è fermato solo a questo ed ha affrontato anche temi più particolari, ad esempio per quanto riguarda la questione femminile e ha proposto “uno sgravio contributivo per le donne che rientrano in azienda dopo una gravidanza, aiutando così l’occupazione femminile e riducendo quel fenomeno delle cosiddette dimissioni in bianco”. Un altro tema trattato è stato poi quello della riduzione della povertà grazie ad una manovra di 3,6 miliardi di euro diretta a nuclei familiari con i figli appartenenti al 20% più povero della distribuzione. In questo caso l’effetto sociale sarebbe quello che i principali indicatori di povertà avrebbero una riduzione importante: la povertà relativa passerebbe dal 15,3% al 14%, i poveri relativi passerebbero da 9,2 milioni a 8,4 milioni, l’intensità della povertà passerebbe dal 35% al 29% e l’indice di Gini dal 33,8% al 33%.
Per quanto poi riguarda l’equità sociale Tridico ha ricordato che “nella spettanza dell’assegno al nucleo familiare oggi non vengono ricompresi i redditi non da lavoro e questo causa una iniquità nella spettanza nello stesso beneficio”. Suggerendo “di prendere in considerazione non solo i redditi da lavoro ma anche le rendite finanziarie e le rendite patrimoniali”. Di fronte alle tante cifre snocciolate in commissione si comprende facilmente come l’Inps sia lavorando a pieno regime in questo momento così difficile per la Repubblica e come le critiche all’operato dell’ente e del suo stesso presidente siano state ingenerose e immotivate, frutto solo di un premeditato attacco politico.