Ben vengano le conversioni sulla via di Damasco, ma almeno avere l’onestà intellettuale di ammettere la propria “folgorazione” invece che stravolgere la realtà sarebbe quantomeno auspicabile. E renderebbe il tutto più credibile. Bisognerebbe spiegarlo a Matteo Salvini, che ieri mattina ha incontrato a Roma insieme a Giancarlo Giogetti gli europarlamentari leghisti per “incentivare il coordinamento, creare una rete tra i parlamentari europei, deputati e senatori, amministratori locali” e avviare un “dialogo con tutte le forze politiche europee”.
Il capo della Lega e il suo vice, che è anche responsabile Esteri del partito, hanno quindi annunciato che insieme faranno un tour delle capitali europee, “per creare e rinsaldare relazioni”: che la Lega abbia un problema in Europa è cosa nota e che il leader dovesse correre ai ripari, anche alla luce dell’importante riconoscimento arrivato a Giorgia Meloni eletta di recente presidente del Gruppo dei Conservatori e Riformisti, pure. Inevitabile cercare di mettere una “pezza” all’atteggiamento tenuto fino a questo momento nei confronti del Recovery Fund, ma da qui a “delirare” che la politica espansiva della Bce e il piano di rilancio dell’Unione siano risultati ottenuti grazie alle pressioni dei sovranistice ne passa.
“L’Europa sta cambiando nella direzione che volevamo noi, la Banca centrale europea, con anni di ritardo, sta facendo finalmente quello che chiedevamo noi. Il Recovery Fund è completamente diverso dalla logica del Mes. Grazie alle pressioni dei sovranisti l’Europa sta cambiando lentamente, noi seguiamo l’evoluzione e orgogliosamente rimaniamo quello che siamo”, ha detto Salvini al termine della riunione con gli eurodeputati (i quali riferiscono che durante la riunione il capo e Giorgetti sono apparsi “in sintonia”).
La realtà, però, rispetto alla narrazione salviniana è un’altra: a tuonare in difesa degli interessi italiani, quando nel marzo scorso, sottovalutando gli effetti nefasti del coronavirus, Christine Lagarde aveva inizialmente deciso di non intervenire con un ribasso dei tassi, facendo così sprofondare i mercati, con la borsa di Milano che lasciò sul terreno il 16,92%, il peggior risultato della sua storia, era stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Con tutta la sua autorevolezza e il suo standing internazionale.
Sul Recovery poi è bene ricordare che il 15 maggio scorso gli europarlamentari leghisti (che come ha ribadito ieri il Capitano, rimarranno nel gruppo Identità e Democrazia accanto a Marine Le Pen e ai nazionalisti di Alternativa per la Germania per non perdere la presidenza e tutto ciò che questa comporta) decisero di astenersi sulla risoluzione, sostenuta e poi approvata da un’ampia maggioranza, sul bilancio Ue 2021-27 e sul Recovery Fund.
Durante il dibattito in Aula a Bruxelles, gli interventi degli eurodeputati del partito guidato da Salvini erano stati molto critici e la delegazione era addirittura orientata a votare contro, alla fine si astenne ma il concetto non cambia: auto attribuire a sé e ai sovranisti il fatto di aver portato a casa i 209 miliardi (la fetta più cospicua) delle risorse stanziate dall’Ue, quando in realtà l’opposizione dei Paesi a guida sovranista è stata feroce in sede di accordo tra i governi degli stati sulla dotazione economica del Piano di Rilancio dell’Unione – basti ricordare le sedute fiume dei Consigli Ue che si sono succedute per arrivare all’accordo, vantaggioso per noi grazie anche alla tenacia del premier Conte – e ancora rappresenta il vero ostacolo all’accordo sul bilancio europeo (a cui il Recovery è ancorato), davvero è paradossale.