E’ una questione irrisolta che prima o poi andrà sciolta. Ma fino a oggi il nodo del fondo Salva Stati continua a spaccare la maggioranza (e anche il centrodestra) tra il fronte Pd-Italia viva favorevole e il M5S fermo sul no. A ribadire la contrarietà dei pentastellati è stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro: “Per il Movimento 5 stelle – ha dichiarato – il Mes non è lo strumento adeguato per affrontare la crisi. Per noi la priorità ora è lavorare per investire le risorse del Recovery fund dando così risposte efficaci a livello economico e sociale. Concentriamoci su questo”.
A dargli man forte il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà: “In questo momento non abbiamo bisogno di andare a prendere i soldi del Mes”. Tanto il Pd quanto Iv ritengono invece che questa forma di finanziamento vada utilizzata. Per il Partito democratico quelle risorse, circa 36 miliardi, sono tanto più necessarie in quanto disponibili da subito. Anche perché, hanno spiegato Beatrice Lorenzin e Luca Rizzo Nervo, nella battaglia contro il Covid “la crescita dell’attività di individuazione e isolamento dei contatti ha impegnato enormemente i dipartimenti di prevenzione della Sanità pubblica”.
Per questo, c’è “l’esigenza di accedere senza ulteriori titubanze alle risorse del Mes, pensate proprio per fare fronte alle tante indifferibili scelte collegate al Covid-19 e che, come nel caso del potenziamento dell’attività dei dipartimenti di prevenzione, rappresentano al contempo una scelta strategica utile e necessaria”. Sulla stessa linea i renziani: “Avremmo potuto chiedere il Pandemic crisis support la mattina del 15 maggio”, dichiara il presidente della commissione Finanze della Camera, Luigi Marattin. Che lo chiama con l’acronimo Pcs “per evitare che qualcuno in buona fede possa confondersi con il Mes che intervenne in Grecia”. Se lo avessimo attivato, insiste, “ora il paese si sarebbe risparmiato scene di persone in coda 7 ore per fare un tampone”. E Matteo Renzi sottoscrive: “Illogico dire no”.
COALIZIONI SPACCATE. Il Mes, si diceva, spacca anche il centrodestra con Forza Italia che si attesta sullo stesso fronte del Pd e di Iv e Matteo Salvini e Giorgia Meloni che rimangono fermamente contrari. “Anche Salvini e Meloni alla fine dovranno convincersi ad utilizzare i soldi del Mes. è il denaro più conveniente da prendere sul mercato perché costa meno dei soldi che prenderemmo con i buoni del tesoro. Questo servirebbe anche per ridurre il nostro debito”, dice il vicepresidente azzurro, Antonio Tajani. E Forza Italia, nella giornata di ieri, ha presentato una risoluzione in aula alla Camera (poi respinta) sul Recovery plan a firma di Renato Brunetta (FI) e Maurizio Lupi (Noi con l’Italia) in cui si chiede esplicitamente di ricorrere al fondo salva Stati “anche in considerazione del protrarsi dell’emergenza pandemica e delle incertezze circa i tempi e i passaggi procedurali dell’accesso alle risorse del Next Generation Fund”.
Respinge l’invito di Tajani al mittente Salvini: “Gli ultimi buoni del Tesoro verranno emessi a interesse zero, anzi con tasso negativo. Se c’è voglia di investire in Italia e per l’Italia, non vedo perché dobbiamo essere gli unici in Europa a infilarci nella gabbia del Mes”. Chi non chiude la porta al Meccanismo europeo di stabilità è il suo collega Luca Zaia. Il governatore leghista del Veneto pone solo alcuni paletti: “Qualora fosse deciso di utilizzare il Mes, se decideranno di farlo, non venga usato per tappare buchi precedenti”. E non è il solo tra i governatori della Lega a lasciare intravedere qualche spiraglio sull’utilizzo del Mes. La partita è ancora tutta da giocare.