Attenzione, attenzione, in tempi di Nobel per la scienza Federico Fubini scopre l’acqua calda con un articolo sul reddito di cittadinanza per il Corriere della Sera. Infatti, Fubini viene colto da improvvisa folgorazione e si adonta perché il Nord non verrebbe beneficiato dalla misura targata M5S come il Sud. Qui siamo – per grandiosità della scoperta fubiniana – a livelli della Relatività di Einstein. Lo scienziato del verbo, l’araldo della parola infatti non riesce a contenersi e parte con elucubrazioni sgangherate ed avulse dalla realtà, cercando di piegare e piagare i numeri dell’Istat al servizio di quello che vuole dimostrare, appunto una palese ingiustizia nella retribuzione del reddito di cittadinanza.
Per fare questo poi, oltre incomprensibili capriole e giravolte numeriche, Fubini ci mette pure la filosofia e cerca di spiegarci che a nord si sta peggio perché un povero del Nord è messo peggio di un povero del Sud. E quindi, a suo dire, i perversi e cinici meccanismi statali penalizzano il ricco ed operoso Nord che a suo dire dovrebbe essere popolato da indigenti a favore ei ricchi e opulenti abitanti del Sud che invece sguazzano nell’oro e si fanno il bagno nei dollari. Diciamo che l’arte di dimostrare il contrario suscitò già indignazione con i Sofisti nell’Antica Grecia, ma cercare di infinocchiare i moderni rovesciando i termini del ragionamento e quindi la frittata è veramente troppo. Dunque – secondo il Fubini-pensiero – il Sud sarebbe la terra promessa d’Italia dove tendere naturalmente mentre il Nord sarebbe terra di povertà e miseria da evitare e schifare come la peste.
Peccato che – come è a tutti noto – sia l’esatto contrario. Le grandi fabbriche, Fiat, Pirelli ma anche la piccola e media impresa, sono tutte concentrate nel ricco e opulento nord tanto è vero che da cento anni c’è un costante flusso di manodopera dal meridione al settentrione, che continua tuttora. Dietro al Fubini – pensiero, in realtà, c’è un modo di pensare e un progetto politico che mira a denigrare l’utilità del reddito di cittadinanza che è un tentativo per quanto perfezionabile come ogni cosa di superare la povertà ed infatti i dati lo confermano. Ma per i “signori del vapore”, sprofondati nei divanoni di pelle del ricco nord, tutto questo sa di golpe, di anarchia, di attentato all’ordine costituito o quantomeno di attentato alla pace sociale. Il reddito di cittadinanza è visto come un “reddito ai fannulloni”, un premio a chi non vuole lavorare oppure a chi c’ha un lavoro in nero e se non ce l’ha se lo va a cercare.
Purtroppo la situazione è completamente diversa. La povertà vera non solo esiste, ma è ben radicata proprio al Sud mentre al Nord è molto di meno. Ma in questi tempi pazzi, in cui si vuole ad ogni costo ribaltare il mondo e la sua logica, si afferma l’esatto contrario, il che segue, tra l’altro, un andazzo mondiale del politically correct di cui la buona borghesia milanese è infaticabile aralda e nunzia. Ma non facciamoci irretire dalle “mosche del capitalismo” come scriveva Paolo Volponi in un suo famoso libro. Le mosche cocchiere -come nella nota fiaba di Fedro – sono sempre guidate da un padrone, da una mano che fa gli interessi di chi già ha e non di chi non ha e nello status quo non potrà mai avere.