È proprio il caso di dirlo, per Matteo Salvini e la Lega non è un bel momento. Dopo le indagini che stanno causando non pochi grattacapi al Carroccio e tra cui spicca quella sulla Lombardia film commission, l’ultima rogna è quella legata alla chiusura delle indagini a carico dell’all’ex sottosegretario Armando Siri, disposta dalla Procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta su un presunto giro di mazzette per favorire alcuni imprenditori amici. Nel procedimento, in mano al procuratore aggiunto Paolo Ielo e al pubblico ministero Mario Palazzi, è coinvolto anche l’imprenditore ed ex deputato di Forza Italia, Franco Paolo Arata.
L’accusa contestata al leghista è di quelle che fanno tremare i polsi: corruzione. Ma i pm di Roma sono sicuri di avere le carte in mano che inchiodano il fedelissimo di Salvini, che avrebbe caldeggiato degli emendamenti al Def del 2018 in cambio della promessa di una mazzetta da 30 mila euro. Uno scandalo tutto da dimostrare e che ora, con la chiusura delle indagini, potrebbe finire in un’aula di tribunale per fare luce su due distinti e presunti episodi corruttivi. Il primo, stando alle carte dell’indagine, vede Siri ricevere la “promessa o dazione” di due mazzette da 30 mila e 8 mila euro.
In base al capo di imputazione il senatore della Lega, nel suo ruolo anche di sottosegretario alle Infrastrutture (che lasciò a causa dell’indagine), avrebbe asservito i suoi poteri ad interessi privati “proponendo e concordando con gli organi apicali dei ministeri competenti (Infrastrutture, Sviluppo economico e Ambiente), l’inserimento in provvedimenti normativi di competenza governativa di rango regolamentari e di iniziativa governativa di rango legislativa, ovvero proponendo emendamenti contenenti disposizioni in materia di incentivi per il ‘mini eolico’”.
In cambio Siri avrebbe ricevuto “la promessa di e/o la dazione di 30 mila euro da parte di Arata, amministratore della Etnea e dominus della Solcara Srl, amministrata dal figlio, società operanti in quel settore”. Nel secondo episodio contestato, Siri “si attivava per ottenere un provvedimento normativo ad hoc che finanziasse, anche in misura minima, il progetto di completamento dell’aeroporto di Viterbo, di interesse per future commesse della Leonardo Spa”.
Inoltre “esercitava pressioni direttamente e per interposta persona, sul comandante generale della Guardia Costiera, ammiraglio ispettore capo Giovanni Pettorino, al fine di determinarlo a rimuove il controammiraglio Piero Pellizari dall’incarico di responsabile unico del procedimento nell’ambito di un appalto, in essere ma in scadenza, per la fornitura di sistemi radar Vts (Vessel traffic service), essendo Pellizzari inviso alla Leonardo Spa” in quanto “critico su alcuni aspetti della fornitura”. Un interessamento per il quale, sempre secondo quanto ritiene l’accusa, Siri riceveva “la promessa di ingenti somme di denaro e comunque la dazione di 8 mila euro”.