di Fabrizio Di Ernesto
Uno dei settori dell’export italiano che più continua a espandersi è sicuramente quello relativo alla vendita di armi. Alcuni numeri per capire questo fenomeno: lo scorso anno sono entrati nel nostro paese poco meno di 3 miliardi di euro. A tanto ammonta il valore delle le autorizzazioni all’esportazione di armamenti rilasciate dall’esecutivo dei tecnici, in aumento rispetto a 12 mesi prima.
Il maggior acquirente di armi italiane è stato Israele che ha speso 472 milioni di euro, circa 50 più degli Usa; interessante notare che tra i primi 10 importatori di armi tricolore solo 3 paesi fanno parte della Nato mentre tutti gli altri sono paesi con governi accusati di non rispettare i diritti civili oppure alle prese con ampi programmi di potenziamento militare
Pistole made in Italy
Appena nati ma già buoni appaiono i rapporti di questi tipo con il Kazakistan, paese di cui in questi giorni si sta parlando e scrivendo molto, soprattutto per quanto riguarda le relazioni economiche tra le due nazioni.
L’export di armi è però una voce nuova nel bilancio di questo interscambio; anzi da questo punto di vista bisogna dire che il governo Monti è riuscito dove Berlusconi, amico dell’uomo forte kazako Nazarbayev, aveva sempre fallito.
L’esecutivo presieduto dall’ex Goldman Sachs è infatti riuscito a far arrivare per la prima volta ad Astana i prodotti della Beretta, la nota ditta di Gardone Valtrompia celebre nel mondo per le sue armi. Dal comune bresciano hanno infatti preso la strada per Astana 40 fucili d’assalto calibro 7,62x39mm Nato, altrettanti lanciagranate calibro 40mm, con 1000 granate dello stesso tipo, tre pistole semiautomatiche PX4 Storm corredate da sei dispositivi di soppressione del rumore da sparo, senza contare poi un paio di carri armati ed altre armi di vario tipo forniti ad Astana e le varie pistole ad uso “civile” sempre prodotte dalla Beretta e già presenti da anni sul mercato del paese caucasico, solo lo scorso gennaio privati hanno acquistato pistole italiane per oltre 40mila euro. Affari che però non a tutti piacciono visto che l’Opal, l’Osservatorio permanente sulle armi leggere, ha già annunciato l’intenzione di inviare una richiesta urgente al Questore e Prefetto di Brescia per conoscere tipologia e destinatari delle armi recentemente esportate dal capoluogo lombardo verso il Kazakistan.
Annunciata inoltre l’intenzione di chiedere ai parlamentari di rivolgere un’interrogazione urgente per sapere se il Governo ha autorizzato nel 2013 altre esportazioni di armi destinate alle Forze armate, alla Polizia e alle forze di sicurezza e per sospenderle immediatamente finché non sia chiarita la situazione del trattamento dei dissidenti in Kazakistan.
Nuovi aerei in medio oriente
Un terzo del giro d’affari delle armi italiane è mosso da due soli paesi, Israele e Usa. Lo scorso hanno Tel Aviv ha comprato molte armi dalle imprese italiane, perfino aerei militari, 30 velivoli addestratori M-346 della Alenia Aermacchi, e armi con calibro superiore a 12,7 millimetri.
In merito alla fornitura di questi aerei il ministero degli Esteri ha fatto sapere che il contratto ha un valore di 469 milioni di euro ed è comprensivo di un “loose equipment kit”, di cui però non è stato specificato il contenuto.
Elicotteri in volo anche verso l’Algeria del presidente Bouteflika, che grazie all’Italia si sta praticamente rifacendo l’arsenale militare visto che il governo Monti ha emesso autorizzazioni per il ministero della Difesa algerino per quasi 263 milioni di euro, in gran parte destinati all’acquisto di 14 elicotteri Agusta Westland AW139 comprensivi di apparecchiature per la visone all’infrarosso e 28 caschi militari.
Interessante il caso del Turkmenistan, definito “stato autoritario” dagli Usa verso cui la Farnesina ha dato il via libera a quasi 216 milioni di esportazioni di armamenti, misteriosi però, visto che nel suo resoconto il ministero degli Esteri ha indicato la cifra ma non il tipo di armi inviate verso Asgabat.