A un anno dall’insediamento, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen lancia la “Nuova Europa”. Lo aveva annunciato nel luglio 2019: il suo sarebbe stato un mandato ambizioso, guidata dal “coraggio e l’audacia di pionieri come Simone Veil (la prima donna presidente del Parlamento europeo, ndr) per un’Europa più giusta e più unita”. Travolta dagli eventi – la terribile pandemia di Covid che ha mietuto migliaia di vittime e messo in ginocchio le economie del Vecchio continente – la ex ministra in diversi governi presieduti da Angela Merkel non si è lasciata piegare e si è posta come obiettivo non solo quello di una coesione fra gli Stati membri che non sia solo sulla carta ma anche che la crisi possa trasformarsi in una eccezionale occasione di crescita e ripartenza sotto il segno del cambiamento e del miglioramento.
E in questo solco la a presidente Von der Leyen nel primo discorso sullo stato dell’Unione di fronte al Parlamento europeo traccia le linee per la ripartenza: sanità, green deal e digitale, questa è la ricetta per “rimettere in piedi” l’Unione dopo la pandemia e rendere il continente capace di assicurarsi un futuro, ma anche salario minimo e abolizione del regolamento di Dublino, per effetto del quale migliaia di migranti che arrivano sulle coste europee via mare vengono trattenuti in Italia o in Grecia e che, negli anni passati, sia il Parlamento che la Commissione avevano più volte provato a modificare trovando sempre l’opposizione del Consiglio dell’Unione Europea. Von der Leyen ha annunciato che intende sostituire il regolamento con una “nuova governance”, una serie di misure che presenterà il 23 settembre, il giorno prima della riunione dei capi di stato e di governo dell’Ue fissato per il 24.
“Il regolamento di Dublino sarà sostituito da una nuova governance europea della gestione delle migrazioni, avrà una struttura comune per quello che riguarda gli asili ed i rimpatri, ed avrà anche un meccanismo di solidarietà molto forte ed incisivo. Ci sarà un dibattito su questo, punti su cui andremo d’accordo e meno. So che anche la presidenza tedesca vuole avere dei risultati”. Von der Leyen spiega che ci sarà “un link tra asilo e rimpatri con la distinzione tra chi avrà diritto di rimanere e chi no e vi è la volontà di rafforzare le frontiere esterne, il partenariato con i paesi terzi, creare vie legali di ingresso.Salvare le vite in mare non è un optional – ha precisato – i governi che fanno di più e sono più esposti ai flussi devono poter contare sulla solidarietà europea”.
Un chiaro assist al nostro Paese e agli appelli che nelle ultime settimane sono arrivati fra gli altri anche dal ministro degli Esteri Luigi di Maio e dalla titolare dell’Interno Luciana Lamorgese affinché l’Ue facesse la propria parte. Ma quello delle migrazioni non è l’unico tema su cui la presidente intende collaborare con l’Italia: “Dobbiamo costruire un’unione della sanità”, ha affermato ieri, rivelando che “col presidente del Consiglio Giuseppe Conte e la presidenza italiana del G20 organizzeremo un vertice globale sulla sanità, in Italia, per dimostrare che l’Europa c’è per proteggere i cittadini”. E ancora: “Gli europei vogliono uscire da questo mondo del coronavirus, da questa fragilità, fuori da questa incertezza. Sono pronti per un cambiamento e sono pronti ad andare avanti”.
Cambiamento che passa anche e soprattutto per uno dei suoi cavalli di battaglia: la svolta green. “La crisi, economica e umana che stiamo affrontando ormai da mesi ha messo in discussione i tradizionali modelli sui quali siamo stati abituati a ragione. La missione del Green deal comporta molto di più che un taglio di emissioni, si tratta di creare un mondo più forte in cui vivere. Dobbiamo cambiare il modo in cui trattiamo la natura. È per questo che il 37% di Next Generation Eu sarà speso per i nostri obiettivi del Green deal”, sottolinea von der Leyen precisando che “il 30% dei 750 miliardi stanziati dal piano saranno reperiti sui mercati grazie ai Green bond”. Insomma, nella visione di Von der Leyen il piano di ripresa non deve solo portare l’Europa fuori dalla crisi ma spingerla verso il mondo di domani, che comprende anche l’ambizioso progetto di istituire un quadro sui salari minimi: “Tutti devono avere accesso ai salari minimi o attraverso contrattazioni collettive e con salari minimi statutari. Funzionano ed è giunto il momento che il lavoro ripaghi”.