Ministro Di Maio, partiamo da un dato di fatto: la riforma costituzionale che taglia i parlamentari è stata votata da tutti, ma lei è l’unico leader a sostenere nelle piazze le ragioni del Sì. Si è dato una spiegazione?
“Il taglio dei parlamentari è una riforma di cui in Italia si è parlato a dismisura e per decenni. Il Movimento 5 Stelle ha avuto la determinazione di portarla fino in fondo in Parlamento e di farla votare praticamente da tutte le forze politiche. Nell’ultimo passaggio alla Camera il taglio è passato addirittura con il 98% dei voti. Ogni leader è libero, ovviamente logica vorrebbe che chi ha votato Sì al taglio in Aula lo faccia pure al referendum. Ricordo che tutti i partiti, di maggioranza e di opposizione, hanno votato sì al taglio di 345 parlamentari. Faccio un appello agli italiani: il 20 e 21 settembre andate a votare, scegliete voi il vostro futuro. Il Sì sarà la rivincita del popolo italiano”.
Non solo pezzi della vecchia politica, ma anche grandi giornali e fior di costituzionalisti e intellettuali sono schierati per il No alla riforma. Quanto influenzeranno l’esito di un referendum che qualcuno sta provando a trasformare in un voto pro o contro il Movimento 5 Stelle?
“Nelle piazze italiane sto incontrando migliaia di cittadini con le idee molto chiare sul Sì. A decidere saranno i cittadini, che poi sono coloro che beneficeranno del taglio. Un Parlamento più rapido, produttivo e virtuoso sarà utile soprattutto a soddisfare gli italiani e le loro esigenze. Ci permetterà di metterci allo stesso livello degli altri Paesi europei. E poi con circa mezzo miliardo di risparmio a legislatura – somma considerevole, soprattutto se intesa nel suo complesso – reinvestiamo per progetti di interesse collettivo. Nella sanità, nelle infrastrutture, in tutto quello che serve davvero agli italiani. Mi lasci dire una cosa molto importante.La gente ha attraversato mesi di grande sofferenza, ma con responsabilità è andata avanti senza lamentarsi. Adesso la politica deve dare l’esempio. Non ci sono scuse”.
I detrattori della riforma sostengono che tagliando i seggi si riducono rappresentanza e democrazia. Eppure, come abbiamo documentato su La Notizia, molti deputati e senatori non si vedono quasi mai in Parlamento. Ridurne il numero perché dovrebbe cambiare le cose?
“Quella della minore rappresentanza mi sembra una motivazione piuttosto debole. Soprattutto alla luce di due considerazioni. La prima: in che modo i candidati che vivono in Puglia ma si presentano in Liguria riescono a rappresentare quel territorio? Secondo me in nessun modo, e con il taglio limiteremo pure questa triste pratica. La seconda: le disfunzioni ci sono già. In Basilicata attualmente si eleggono più senatori che deputati. La verità è che con il taglio le proposte di legge parlamentari andranno finalmente più veloci e arriveranno prima nelle case degli italiani”.
A proposito di legge elettorale, il testo base sul proporzionale adottato dalla Commissione Affari costituzionali della Camera bilancia il taglio dei parlamentari? E lei sarebbe favorevole al ripristino delle preferenze?
“L’adozione del testo base è sinonimo di lealtà e serietà del Movimento. Quando ci siamo seduti al tavolo per formare il governo con il Pd abbiamo stabilito che taglio e legge elettorale sarebbero dovuti andare in parallelo. È proprio ciò che sta accadendo. L’iter delle nuove norme sulle elezioni proseguirà e attraverso i prossimi passaggi si definiranno gli ulteriori aspetti. Ciò che importa adesso è che il solco sia ormai tracciato”.
Tra le ragioni del Sì al referendum c’è l’obiettivo di rendere più efficiente il funzionamento delle Camere. Ma per raggiungerlo non sarà fondamentale modificare anche i regolamenti parlamentari?
“Sui cosiddetti contrappesi la discussione è aperta. Ritengo che anche sui regolamenti ci sarà un confronto. Dalle competenti Giunte arrivano notizie in questo senso. Ribadisco però un concetto importante: con il taglio, le garanzie e i capisaldi che regolano la vita parlamentare restano, semplicemente si applicherebbero a un numero minore di deputati e senatori”.
Dopo il referendum lei ha rilanciato anche il tema della riduzione degli stipendi dei parlamentari. Teme le stesse resistenze incontrate sul taglio dei vitalizi, peraltro vanificato al Senato da una sentenza della Commissione contenziosa?
“La battaglia per l’abolizione dei privilegi è sempre all’ordine del giorno per il Movimento. Per quanto ci riguarda possiamo iniziare a tagliare gli stipendi parlamentari anche dal 22 settembre. Noi del Movimento lo facciamo da sempre, adesso può benissimo diventare una regola per tutti. Non credo a chi pone il taglio degli stipendi come alternativa al taglio dei parlamentari, e ai cittadini dico: non credeteci, si possono fare entrambe le cose”.
L’esito del referendum può avere ripercussioni sul Governo?
“La gente vuole lavoro e risposte concrete. La vittoria del Sì sarebbe un risultato storico per ogni singolo cittadino italiano, a prescindere dal colore politico”.
Chiuse le urne, tornerà in primo piano la riorganizzazione del Movimento, a cominciare dalla nuova leadership. Le opzioni in campo sono il ritorno alle origini e l’evoluzione verso intese più strutturali col Partito democratico. Oppure c’è spazio per una terza via?
“Il Movimento è una forza politica che non ha simili nel panorama italiano. Oggi siamo in un periodo evolutivo su più fronti. Al nostro interno dobbiamo guardarci in faccia e trovare una nuova formula organizzativa, che secondo me passa necessariamente da una leadership forte. Dobbiamo riuscire a rispondere al meglio sia alle istanze territoriali che agli input delle istituzioni centrali. Per quanto riguarda le città al voto nel 2021, ho ribadito la posizione già espressa dai nostri iscritti. Dobbiamo costruire una cabina di regia che ci consenta, sempre a partire dalla voce dei territori, di costruire coalizioni con altre forze civiche e politiche”.