Che sulla Toscana si giochi il destino di diversi leader (Nicola Zingaretti e Matteo Salvini per esempio) e, forse, dello stesso governo è oramai un dato di fatto acquisito. Non è un caso che il trio del centrodestra (Salvini-Meloni-Tajani) abbia deciso di chiudere la campagna elettorale venerdì a Firenze, a Piazza della Repubblica. Espugnare il tradizionale feudo della sinistra significa trafiggere al cuore il Partito democratico e mirare dritto a Palazzo Chigi. Ma sulla Toscana si gioca anche un’altra partita. è quella personalissima dell’ex premier ed ex leader del Pd, Matteo Renzi.
Nella regione rossa le elezioni saranno un test per la sua Italia viva. In quell’occasione si misurerà il peso della creatura renziana nel sostegno a Eugenio Giani contro la leghista Susanna Ceccardi. Col paradosso che se il senatore fiorentino (e il centrosinistra ovviamente) dovesse registrare un flop ci sarebbe però la possibilità per lui di rientrare in gioco con un cambio nella segreteria del Pd. Perché è chiaro che una sconfitta in Toscana getterebbe nello scompiglio il Nazareno e in pole position per sostituire Zingaretti sta scaldando i motori il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. Lo stesso Bonaccini che ha aperto alla possibilità di un ritorno a casa di Renzi e Bersani. Per l’ex premier, a ogni modo, una nuova segreteria potrebbe aprire nuovi scenari e rimescolare le carte.
Certo, rimarrebbe la necessità di dover fare i conti con una sconfitta elettorale a casa sua, se i pronostici e i sondaggi che circolano (negativi per Italia viva) dovessero rivelarsi profetici. E forse questo spiega perché non è ancora dato sapere dove il senatore fiorentino chiuderà la sua campagna elettorale. “Troppo presto dirlo ora”, dichiarano dal partito se interrogati al riguardo. Ma non è finita. L’altra regione chiave in questo scontro tra i due schieramenti di centrosinistra e di centrodestra è la Puglia. Dove a contendere lo scettro a Michele Emiliano c’è Raffaele Fitto. Qui la posizione dell’ex premier si complica.
Renzi ha presentato candidati alternativi in Liguria con Aristide Massardo, in Veneto con la senatrice Daniela Sbrollini, e in Puglia, appunto, con Ivan Scalfarotto. Se i voti a Scalfarotto dovessero risultare determinanti nella non rielezione di Emiliano – più che mai incerta nel testa a testa con Fitto – allora le responsabilità politiche di Renzi nella perdita della regione sarebbero eclatanti. E ancora una volta confermerebbero le manovre anti-Zingaretti renziane e bonacciniane. Un altro scossone politico al Pd e al governo potrebbe arrivare dalla vittoria del No al referendum sul taglio dei parlamentari. Che Renzi, non a caso, boccia come un referendum “abbastanza inutile”. Sulla possibilità di un suo futuro coinvolgimento all’interno del Pd con il leader di Iv sceglie l’ironia Pierluigi Bersani: “Sì adesso rientriamo io e Renzi in Vespa, lui davanti perché si sa…”.