di Valeria Di Corrado
In caso di incendio, aspettare che si spenga da solo. I Vigili del Fuoco non possono più vigilare. Mancano i mezzi, le risorse, l’organico. Quest’anno, per fronteggiare i roghi boschivi, i pompieri hanno a disposizione, su tutto il territorio nazionale, 15 aerei anfibi (meglio conosciuti come “Canadair”) e un solo elicottero (AB412). Non c’è neppure un Canadair per regione. Senza contare che di questi 15, a turno, 4-5 restano in manutenzione. Le spese sono a carico del Corpo. Così come lo sono quelle per la benzina e i piloti. Il bilancio a disposizione, però, è rimasto invariato.
Non c’è limite al peggio
Da quando, a maggio scorso, la flotta degli aerei made in Canada è passata dalla Protezione civile ai Vigili del Fuoco, si è allungata a dismisura la trafila burocratica per utilizzarli. “Nel momento in cui finalmente riesci ad avere l’autorizzazione dai Centri operativi unificati per farli alzare in volo, l’incendio si è spento – osserva sarcastico Antonio Jiritano, responsabile nazionale Usb-Vigili del Fuoco – La Protezione civile ci ha passato solo le competenze sui Canadair, senza passarci i finanziamenti. In sostanza, con la scusa della burocrazia, si tende a utilizzarli il meno possibile perché non ci sono i soldi per mantenerli”. E pensare che l’anno scorso la flotta aerea statale per le emergenze boschive era composta da oltre 30 velivoli adibiti al carico e lancio d’acqua. Per non parlare poi dell’unico elicottero rimasto a disposizione in tutta Italia per gli incendi: ha 35 anni di vita e non può essere impiegato per calare i pompieri dall’alto, perché le imbracature sono scadute. “Nel rogo che si è sviluppato sulla linea ferroviaria nei pressi di Grosseto, sabato scorso, non abbiamo potuto usarlo – spiega Jiritano – Però i soldi per comprare 90 F-35 ci sono. Alla fine andremo a spegnere gli incendi con i cacciabombardieri”.
Pompieri con le toppe
La situazione non migliora nemmeno se ci si sposta in altri settori di intervento. D’altronde in 5 anni le risorse per il Corpo sono state tagliate del 40%. Gli elicotteri a disposizione per affrontare le emergenze (che non siano boschive) sono in tutta Italia 7-8. Hanno un’età media di 33 anni, perché sono stati acquistati di seconda mano dalla Marina militare. Anche in questo caso mancano le imbracature. “Possiamo solo sorvolare dall’alto sull’area interessata, guardare dall’alto chi sta morendo, senza poterlo salvare”, commenta sfiduciato il rappresentante Usb dei Vigili del Fuoco. Dai mezzi d’aria a quelli di terra lo scenario non cambia. Non ci sono più soldi per comprare le scale aeree. Per sostituirle si stanno acquistando piattaforme sollevatrici (quelle utilizzate per i traslochi), che però sono prive degli attacchi per gli impianti antincendio. Perfino la scala di legno (denominata “italiana”), parte integrante nell’immaginario collettivo della dotazione dei Vigili del Fuoco, sta scomparendo. Per montarla servono almeno 4 persone, ma attualmente le squadre del pronto intervento del 112 sono state ridotte da 5 a 3 vigili. Stesso discorso per i mezzi: causa “spending review” non se ne potranno acquistare altri fino al 2016. Invece di fare la formazione, i pompieri sono costretti a riparare le autopompe da sé, nelle officine interne al comando. Il pericolo, quindi, oltre che dalla fiamme, viene anche dalla strada. Addirittura si è arrivati al paradosso di dare in dotazione dei guanti “non utilizzabili per gli incendi” (come riportava la dicitura sulla confezione). Un vigile è rimasto ustionato per questo ed è stato presentato un esposto in diverse procure italiane. Dopo un’indagine interna, è emerso che con quei guanti non si può rimanere esposti al fuoco per più di 10 minuti. Per spegnere un rogo, e non rimanere ustionati, i vigili dovrebbero quindi fare dei turni.
E poi la ciliegina sulla torta: il taglio dei distaccamenti, ossia le caserme più piccole periferiche, sta allungando sempre più i tempi di intervento. “Da un massimo di 20 minuti, siamo passati a più di un’ora. Eppure, per definizione, dovremmo fare soccorso tecnico urgente – spiega Antonio Jiritano – Se ad esempio c’è un incendio ai Castelli romani, l’autopompa parte da via Nazionale, nel pieno centro di Roma. In futuro i Vigili del Fuoco resteranno solo nelle grandi città. Nelle province verranno utilizzati i volontari”.