Dopo Giuseppe Conte, Luigi Di Maio. Ventiquattro ore dopo l’intervista del presidente del Consiglio in cui aveva aperto alla possibilità di un’intesa immediata sul territorio tra Pd e Cinque stelle, a parlare è stato proprio il ministro degli Esteri e, di fatto, leader del Movimento. Il ragionamento di Di Maio, che supera e neutralizza per certi versi le parole del capo reggente Vito Crimi pronunciate due giorni fa e di nuovo ieri al Corriere della Sera, è ampio ma ha una direzione precisa: “Mancano poche ore alla presentazione delle liste”, ha detto, “e ritengo sia opportuno investire ogni energia per trovare degli accordi laddove sia possibile.
L’ascolto dei territori, come ho ribadito in più occasioni, resta la priorità. Il presidente Conte a mio avviso ha espresso un concetto più che legittimo, sottolineando l’importanza di ascoltare i territori, ma tutti siamo consapevoli che per governare bene l’Italia ci sia bisogno di amministratori responsabili e le elezioni comunali e regionali sono uno snodo cruciale. È un bene confrontarsi, è un bene provarci laddove le condizioni lo consentono. Lavoriamo per dare risposte agli italiani e non facciamoci tirare dentro in diatribe che non ci appartengono”.
CINQUE STELLE IN TRINCEA. Un intervento che per certi versi ha lasciato sorpresi gli stessi 5 stelle, che vivono queste ore di grande confusione cercando di capire come i leader gestiranno le trattative. Né in Puglia né nella Marche sembra possibile risedersi al tavolo allo stato attuale dei rapporti: se nel primo caso è escluso dall’inizio, anche nel secondo sono sempre più scarse le possibilità. Tanto che il segretario Pd marchigiano, Giovanni Gostoli ieri ha attaccato: “Qui i 5 stelle sono nostalgici del governo con la Lega“.
PARTITE CHIUSE? A questo punto cerchiamo di capire in che misura la trattativa potrebbe essere aperta. L’unica partita che secondo alcuni sarebbe giocabile è quella marchigiana. Qui, dove sui territori non mancano i malumori e, solo due giorni fa, da Jesi è partita una lettera ai vertici M5s parlando di “morte annunciata” se non si farà un accordo con i democratici. Una linea che però al momento non trova il sostegno né dei parlamentari locali né del candidato presidente Gian Mario Mercorelli. Tanto che proprio lui ieri in mattinata ha esultato per le parole del reggente ad interim Vito Crimi: “Con questo dovremmo aver scritto la parola fine a questa triste pantomima dei giorni scorsi”.
Stesse dinamiche – e forse ancora più complicate – in Puglia: se infatti Di Maio ha aperto a chiudere non è stata solo Antonella Laricchia, candidata M5S presidente e attuale consigliere regionale (“Non chiedetemi di piegare la testa”, aveva detto nell’immediato), ma anche pressoché tutti i parlamentari pugliesi. Resta però chi, non solo tra i dem ma anche tra i pentastellati, comincia a pensare che l’unica possibilità per arginare l’avanzata delle destre, sia il voto disgiunto. Di modo da favorire Emiliano.