Basta una semplice ipotesi sulla riapertura delle scuole, ancora tutta da vagliare, che immediatamente vengono lanciati inquietanti messaggi sugli alunni che a settembre verranno lasciati ancora a casa o su situazioni difficilissime che saranno costretti a subire negli istituti scolastici.
Klaus Davi, da massmediologo ritiene che da settimane sia stata messa a punto una vera e proprio strategia della confusione?
Mi sembra chiaro che la scuola sia un tema che si presta a strumentalizzazioni, considerando che coinvolge tante famiglie. Il vero problema però è che il dibattito sulla riapertura coincide quasi con la campagna elettorale, un momento in cui tutti i toni si alzano a dismisura e tutte le strumentalizzazioni ci sono inevitabilmente. Se non si votasse il 20 settembre i toni probabilmente non sarebbero così alti. Parliamo tra l’altro di un vero e proprio banco di prova di una nuova fase della gestione della pandemia. In tutto questo poi ci si mettono pure i virologi, con uno che dice una cosa e l’altro un’altra.
Per quanto riguarda l’informazione, che dovrebbe essere data alle famiglie nel modo più corretto possibile, pensa che vi siano al momento delle responsabilità da parte dei giornalisti visto il disorientamento generale?
I media seguono un po’ anche l’onda politica, quella degli scienziati. Consideriamo sempre che su tale tema c’è un ministro 5 stelle molto esposto, il Governo a un banco di prova difficile. La riapertura da un lato segnerà una svolta e i giornali un po’ su questo battono. Ma ognuno sui giornali fa il proprio mestiere. Non credo molto al gioco della disinformazione da parte dei giornalisti, mentre credo al gioco della politica nel diffondere notizie a volte anche false perché tutto questo diventa campagna elettorale e un modo per scaricare responsabilità sul Governo, per attaccarlo, in una fase in cui è opportuno sottolineare che l’Italia sta invece molto meglio di altri Paesi. E proprio perché va meglio il tema della scuola viene utilizzato per screditare.
Il Governo subisce una tale strategia. Non crede che a questo punto vi siano da parte del Governo degli errori di comunicazione non riuscendo ad arginare messaggi falsi che arrivano dalle opposizioni e non riuscendo a contribuire a un’informazione più corretta?
Tutto si può migliorare. Quello che non mi convince realmente è quanto sto ascoltando sulle discoteche, sui giovani, nello scaricare su determinati target una responsabilità presunta. Questo è a mio avviso più rischioso. Ma sulla scuola non mi sento di dire che la discussione in atto denoti più di tanto atti sbagliati del Governo. A me dà appunto più fastidio il dibattito sulle discoteche, che si sta intensificando e sta presentando come nuovi untori i giovani che già hanno pagato un prezzo molto alto per le pandemia. Più questo che il dibattito sulla scuola, dove deve essere comunque sentito il parere degli esperti.
Non si potrebbe dunque fare meglio nella comunicazione relativa alla riapertura delle scuole?
Tutto si potrebbe fare meglio, con più coordinamento tra ministri, più gioco di squadra, sia sulla scuola che sulla sanità. Ci sono però le elezioni e sul gioco di squadra prevalgono le logiche partitiche. Si vota tra un mese. Non si sanno neppure le candidature regionali, figuriamoci se ci può essere coordinamento sui temi della salute e dei minori. E tutto questo destabilizza.
Molte relativamente alla scuola sono le cosiddette fake news. Alcune appunto diffuse ad arte. Il Governo si era impegnato per creare una task force contro le fake news, di cui però non si parla più.
Credo poco in questo approccio al problema. Credo di più nella responsabilizzazione dei social network. Anche perché a volte la notizia arriva proprio da fonti istituzionali e per forza si diffonde. A questa task force governativa non ho mai creduto molto. Si fa molto leva su queste cose per destabilizzare e per creare ansia, ma sono di difficile gestione. Credo di più nel dialogo del Governo con network e social per responsabilizzarli e credo nell’educazione sul tema. Il resto non è compito della politica e per tale ragione non mi meraviglia che non si senta più parlare della task force.