I soldi della Lega sono finiti in Svizzera. Creando strutture societarie complesse i commercialisti vicini al Carroccio, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, ex revisori contabili del partito, hanno effettuato i trasferimenti di denaro frutto della vendita gonfiata a Cormano, nel milanese, di un capannone acquistato con i fondi pubblici della Lombardia Film Commission, presieduta dallo stesso Di Rubba. Questa l’ipotesi a cui sta lavorando la Procura della Repubblica di Milano, con un confronto costante con le Procure di Bergamo e Genova che seguono il caso dei fondi della stessa Lega.
L’ennesimo capitolo di una storia giudiziaria fatta di truffe ai danni dello Stato, con 49 milioni di euro spariti e ancora tutti da recuperare, e pesantissimi sospetti di affari proibiti che l’ormai ex partito del Nord avrebbe cercato di fare nella sua corsa a imporsi come principale partito nazionale, partendo dal controverso affare russo su cui indagano sempre gli inquirenti milanesi.
L’IPOTESI. Nell’ambito dell’inchiesta sulla vicenda della Lombardia Film Commission, condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza e coordinata dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco e dal sostituto Stefano Civardi, nei prossimi giorni verrà interrogato nuovamente Luca Sostegni, il presunto prestanome nell’affare della vendita gonfiata, fermato a luglio mentre stava per fuggire in Brasile e che ha iniziato a collaborare con i magistrati. La stessa Procura sta inoltre indagando anche sulle segnalazioni di operazioni sospette fatte dall’Uif di Bankitalia, relative a somme arrivate sui conti di società riconducibili a Di Rubba e Manzoni, indagati assieme all’altro commercialista Michele Scillieri, presso una banca a Seriate, in provincia di Bergamo.
Su tali conti infatti non solo sarebbe arrivata una parte degli 800mila euro del prezzo della vendita gonfiata, ma sarebbero arrivati anche soldi della Lega, mediante operazioni di pagamento di consulenze a favore dei professionisti. E per capire se quei soldi sono stati dirottati altrove, dunque se vi sono fondi neri all’estero, è stata avviata pure una rogatoria in Svizzera, essendo, in base ad alcune indiscrezioni, già stato individuato un primo passaggio di denaro. Matteo Salvini ha preso subito le distanze dalla vicenda della Lombardia Film Commission, ma Di Rubba, Manzoni e Scillieri sono gli stessi commercialisti già più volte citati nelle inchieste sui fondi della Lega. I primi due sono del resto i professionisti ai quali Giulio Centemero, tesoriere e deputato del Carroccio, ha affidato i conti del partito, e il terzo quello che ha lo studio milanese dove era stata domiciliata la sede della Lega per Salvini premier.
Arrivate le condanne definitive per la truffa milionaria sui fondi diretti al partito, utilizzati illecitamente dal fondatore Umberto Bossi e dall’ex tesoriere Francesco Belsito, la Lega ha ottenuto il beneficio di poter restituire i 49 milioni di euro oggetto del raggiro versando 600mila euro l’anno. Dunque in oltre 80 anni. Parte di quel denaro, però, secondo la Procura di Genova, sarebbe stata fatta sparire e la stessa Procura ha aperto un’inchiesta per riciclaggio. Sono poi spuntate fuori anche ipotesi di finanziamenti illeciti ottenuti dal nuovo partito, su cui hanno iniziato a indagare anche le Procure di Bergamo, Milano e Roma. Con il sospetto che parte delle somme sia finita nei paradisi fiscali. Senza contare l’inchiesta aperta dalla Procura di Milano su Gianluca Savoini e l’affaire in Russia. Ora il caso Film Commission.