L’Inps ha scaricato sul Garante per la privacy e il Garante ora ha fatto la stessa cosa sull’Istituto previdenziale. Sui nomi dei politici furbetti che hanno chiesto il bonus di 600 euro in piena emergenza coronavirus, uno scandalo che ha scosso il Parlamento nel momento della chiusura per ferie, si continua ad assistere a un rimpallo di responsabilità.
Ieri l’ufficio del giurista Pasquale Stanzione, che a fine luglio ha preso il posto di Antonello Soro al vertice dell’Authority, ha sostenuto che è compito dell’Inps, e solo dell’Inps, valutare la possibilità di comunicare dati personali sensibili. E dunque ha scaricato sull’Istituto previdenziale la grana di dover tirar fuori i nomi dei furbetti del bonus. Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico (nella foto), aveva tirato in ballo il Garante per la protezione dei dati personali durante la sua audizione in Commissione Lavoro a Montecitorio e ora il Garante ha rimesso subito la patata bollente nelle mani dell’Istituto previdenziale.
LA NOTA. L’Authority ha analizzato la vicenda e inviato ufficialmente i chiarimenti sulla pubblicazione e sulla comunicazione dei dati dei beneficiari che ricoprono cariche elettive pubbliche. Spetta all’Inps, sostiene il Garante, “verificare caso per caso, previo coinvolgimento dei soggetti controinteressati, la possibilità di rendere ostensibili tramite l’accesso civico i dati personali richiesti”, valutando anche “la diversa posizione ricoperta”, alla luce della normativa e delle linee guida dell’Anac.
Da parte sua il Garante si è inoltre detto pronto a “valutare in separata sede, anche a conclusione dell’istruttoria aperta nei confronti dell’Inps, eventuali altre ipotesi di comunicazione dei dati personali trattati in occasione della vicenda in esame”. Per quanto riguarda l’eventuale pubblicazione dei dati personali dell’intera lista dei beneficiari di contributi economici che riguardano diversi milioni di cittadini, il Garante ha infine ribadito all’Inps le indicazioni già fornite alle pubbliche amministrazioni con le proprie linee guida in materia di trasparenza.
NOMI TOP SECRET. Esploso il caso dei cosiddetti furbetti del bonus sono venuti fuori i nomi di due deputati leghisti, Andrea Dara ed Elena Murelli, e di un deputato pentastellato Marco Rizzone. Ancora sconosciuti gli altri due deputati che avrebbero chiesto ma non ottenuto il bonus. Una vicenda che riguarda anche centinaia di amministratori locali che hanno chiesto e in molti casi ottenuto le risorse stanziate per lavoratori autonomi colpiti dalla crisi economica generata dall’emergenza coronavirus.