di Lapo Mazzei
Diciamoci la verità, se uno potesse si dimetterebbe da cittadino di questo Paese. E per giusta causa, con tanto di richiesta danni, vista la palese inadeguatezza del governo in carica. In particolare del duo comico dell’anno, Alfano&Letta, che stanno screditando l’Italia più di quanto non abbiano fatto gli scandali dai quali stanno cercando di tirarsi fuori . Prendete Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che continua a sostenere che non sapeva, quando i fatti sono platealmente contro la sua tesi. Perché non ammette di aver sbagliato, invece di far pagare ad altri le sue incapacità? Ieri sera è girata a lungo la voce che dava per certe le sue dimissioni del vice premier, con la nomina di Renato Schifani al Viminale. Non sarebbe stato un male. Anzi, salvare la faccia aiuta salvare anche se stessi, perché il voto di venerdì mattina, quando il parlamento sarà chiamato ad esprimersi sulla mozione di sfiducia personale nei confronti di Alfano potrebbe rivelarsi un passaggio devastante per il governo. Invece tutto si è fermato sulla porta di Palazzo Grazioli. Con la solita saggia decisione il Cavaliere ha convocato un vertice serale per fare il punto della situazione. Schifani non è spendibile, avendo qualche conto aperto con la giustizia. Alfano va difeso, sino a prova contraria e il governo non può cadere per colpa nostra. Poi si vedrà. E che dire del presidente del Consiglio, Enrico Letta, che si ostina a mostrare l’immagina da primo della classe, ben sapendo che sta copiando a destra e a manca pur di restare a galla? Altro che commedia degli errori, oramai siamo alla sceneggiata degli orrori, con le comparse che si stanno trasformando in protagonisti, minando sin dalle fondamenta la stabilità del governo più instabile e claudicante della storia repubblicana. Meglio al voto, anche se con una legge scellerata, che restare a ballare sull’orlo del baratro. E siccome nessuno vuol fare la fine del topo, sulla linea del Piave sono rimasti in pochi a difendere davvero il governo, che rischia di avvitarsi su se stesso. I montiani, per esempio, hanno già saltato il fosso. Le avvisaglie c’erano già state la scorsa settimana, quando Mario Monti aveva pungolato il presidente del Consiglio, invitandolo ad essere più coraggioso. Ora 16 deputati e 4 senatori hanno deciso di chiedere all’ex presidente del Consiglio di prendere una posizione più marcata nei confronti dell’esecutivo. Anche politicamente. Il Pd, nel frattempo, è in preda a convulsioni. Metà partito, guidato dai renziani, e pronto a mollare Letta. L’altra metà spera in un miracolo. E le cose non vanno certo meglio all’interno del Pdl, dove Silvio Berlusconi è stato costretto a mettere una pezza grossa come un palazzo per arginare gli attacchi ad Alfano. Ma non è detto che l’ex premier tenga il dito nella falla della diga a lungo. E poi ci sono le opposizioni che hanno trovato nuova linfa per alimentare la propria azione. Infine il silenzio imbarazzato e imbarazzante del Quirinale, consapevole che una sola parola può bastare a far saltare il banco. Insomma, peggio di cosi c’è solo l’ultimo dei paesi africani. Eppure il presidente del Consiglio fa spallucce. “”Ho deciso una linea di massima trasparenza, di total disclosure perché è fondamentale che non ci siano ombre o dubbi”, dice Letta durante la sua missione a Londra, “io stesso sarò in Parlamento domani mattina”. E fa bene per le camere sono chiamate a votare la mozione di sfiducia personale presentata con il ministro dell’Interno. “Anche dalla relazione di Pansa emerge la totale estraneità di Alfano dalla vicenda”, ha chiosato il premier. Eppure i punti oscuri sono maggiori delle certezze e la relazione del capo della polizia sul caso Shalabayeva è tutt’altro che rassicurante circa l’operato del ministro dell’Interno. La sensazione che è che Letta, come un classico personaggio
Shakespeariano, si è convinto che “la recita deve continuare”. Nel frattempo le fila di chiede le dimissioni di Alfano e un gesto netto del presidente del Consiglio si vanno ingrossando ogni minuto che passa. “Ritengo che sarebbe un atto di responsabilità istituzionale se il ministro Alfano rimettesse la sua delega nelle mani del presidente del Consiglio”, dice la senatrice del Pd, Anna Finocchiaro, dando voce alla pancia del partito e alla ribelle del Pdl. “Io credo che la posizione del ministro Alfano sia molto difficile. La vicenda che riguarda la signora Shalabayeva e sua figlia costituisce un fatto gravissimo che ha visto il nostro Paese violare principi e regole del diritto internazionale e ledere diritti inviolabili delle persone. E’ necessario che il Governo non archivi la questione perché su fatti di tal natura, in un Paese democratico, serve la massima trasparenza. Serve eliminare ogni zona grigia per ciò che riguarda le responsabilità e la catena di comando che ha gestito la vicenda”. Difficile non vedere anche una chiamata in correità per Letta. Davvero difficile. Ovviamente il Pdl, almeno formalmente, fa quadrato attorno al segretario del partito prestato al governo. Nella convinzione che la strategia vincente sia quella del sostegno incondizionato al governo, al di là delle crepe e delle scivolate, in attesa che il Pd imploda e trascini con sé l’esecutivo.