I nomi ancora non si conoscono. L’ultima novità è che a chiedere il bonus da 600 euro concepito per le Partite Iva per il post-Covid19, sono stati cinque parlamentari – parrebbe tre leghisti, un grillino e uno di Italia viva – ma solo tre l’avrebbero incassato. Non che cambi qualcosa considerando che lo scandalo non sta tanto nell’averli percepiti quanto già solo nell’averlo chiesto considerando lo stipendio stratosferico di cui gode un parlamentare. Ieri, però, altre novità si sono abbattute sulla vicenda. A cominciare dal fronte renziano che esclude che un loro parlamentare abbia ricevuto il sussidio.
“Ho sentito Tridico e mi ha rassicurato” che non c’è nessun parlamentare di Italia Iv che ha ricevuto il bonus destinato alle partite Iva. A parlare è Ettore Rosato, deputato e coordinatore nazionale del partito di Matteo Renzi, che racconta di aver parlato personalmente con il direttore dell’Inps Pasquale Tridico. Nel corso della telefonata, Tridico ha escluso che tra i furbetti del bonus Iva sia coinvolto anche un renziano, aggiungendo che nell’Inps è stato avviato un audit interno su chi abbia fatto uscire la notizia. Intanto la pressione dei partiti, a cominciare dai 5 stelle, affinché i parlamentari che hanno fatto domanda si autodenuncino è fortissima, una pressione che per il momento può essere solo psicologica ma che da un punto di vista tecnico e legale non consente altri spazi – si spiega in ambienti parlamentari – per via della privacy e visto che non viene contestato alcun reato.
Una soluzione per sbloccare la situazione – si ragiona ancora – potrebbe essere la convocazione formale in commissione parlamentare dei vertici Inps. Convocazione di cui comunque al momento non vi è traccia. Sul fronte Lega invece, il deputato Mario Lolini smentisce di essere uno dei tre leghisti che hanno percepito il bonus da 600 euro e aggiunge che neppure le sue aziende hanno mai fatto richiesta del bonus da mille euro che spettavano alle imprese agricole. “Una smentita – si precisa in una nota – che giunge dopo un’ulteriore verifica fatta anche con il commercialista e che dimostra come non esistano neppure richieste fatte, a sua insaputa, a nome dell’onorevole”. Nel frattempo, però, Via Bellerio ha comunque avviato verifiche interne concentrandosi su due deputati con i quali – spiegano fonti di partito – si sarebbe aperto un confronto a livello di capigruppo. Vedremo cosa ne uscirà
LINEA DURA. A prendere la linea più decisa sono però stati i Cinque stelle. Il capo politico del M5s Vito Crimi ha inviato una mail a tutti i deputati del Movimento: all’interno la richiesta ufficiale che, entro il 10 agosto, firmino l’autocertificazione perché l’Inps diffonda il loro nome se risultano tra i beneficiari del bonus 600 euro. Nel testo, che è stato inviato poco dopo l’annuncio dal capo politico, lo stesso Crimi si rivolge ai suoi chiedendo uno sforzo per quello che è “un problema etico e morale“. Esattamente sulla stessa linea del presidente della Camera Roberto Fico che in un colloquio con Repubblica ha chiesto che i cinque deputati si autodenuncino: “Facciano un passo avanti”.
Ma pressioni arrivano arrivano anche dai partiti di maggioranza e opposizione non coinvolti. Fratelli d’Italia con Andrea de Bertoldi annuncia un’interrogazione al ministro Nunzia Catalfo e a Stefano Patuanelli, mentre Luca Zaia s’appella “cuore in mano” a tutte le forze politiche affinché i responsabili chiariscano la loro posizione e facciano massima chiarezza a livello regionale e nazionale. A cominciare – viste le indiscrezioni – dai leghisti.