Nessun lavoratore potrà essere licenziato fino a metà novembre: dopo le trattative nella maggiornaza e i veti incrociati delle associazioni di categoria e dei sindacati, nel vertice di ieri a Palazzo Chigi fra i capi delegazione, la maggioranza giallorossa ha raggiunto l’intesa sulla proroga dello stop ai licenziamenti, consentendo l’approdo del dl Agosto in Consiglio dei ministri per la discussione finale propedeutica all’approvazione definitiva Che è necessario non prorogare oltre. “La sintesi è stata raggiunta, il nostro obiettivo è velocizzare i processi e mettere a terra i provvedimenti nel più breve tempo possibile. La tutela di imprese e lavoratori è una priorità assoluta per tutta la maggioranza e per il Governo”. Così la capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Bilancio alla Camera Teresa Manzo commenta l’intesa raggiunta.
I sindacati hanno minacciano di trasformare la mobilitazione del 18 settembre in uno sciopero generale se il governo non dovesse prorogare il blocco dei licenziamenti sino alla fine del 2020. Ci attende un autunno caldo? Anche la ministra Lamorgese ha già messo in guardia su questa evenienza…
“Intendiamo far durare il blocco almeno fino a metà novembre, data dopo la quale è previsto l’utilizzo in modo continuativo le nuove settimane di ammortizzatori di emergenza. Anche le imprese che non hanno utilizzato la Cig non potranno comunque licenziare per tutto il periodo in cui è possibile usufruire delle 18 settimane che hanno potenzialmente a disposizione. Il nostro impegno è far si che vi sia una comunità d’intenti tra le varie parti sociali, dobbiamo assolutamente ricordarci che qui è in gioco il futuro del paese, non solo quello di specifiche categorie. Occorre spirito d’unità. Ma occorre anche capire che per moltissimi lavoratori e famiglie un supporto è qualcosa di imprescindibile”.
Dall’altra parte della barricata, Confindustria è sul piede di guerra e sostiene che su questa misura il costo per lo Stato “sarà pesante”. Ma non tutte le imprese che hanno utilizzato la Cig in questi mesi hanno rispettato le regole. Come intendete procedere? Con controlli più serrati?
“Il blocco dei licenziamenti deve proseguire ma è concepito come ‘variabile’ in base alle scelte delle singole aziende per ciò che riguarda l’utilizzo di Cig ed in relazione agli sgravi fiscali previsti per fare rientrare i dipendenti al lavoro. Chi non ha rispettato le regole ne dovrà rispondere. Del resto è ormai chiaro a tutti che approfittarsi della situazione, significa mettere a repentaglio l’intero sistema delle imprese ed il mondo del lavoro. I controlli sono già in fase di perfezionamento”.
In ogni caso anche questa proroga è un provvedimento tampone. Che prima o poi dovrà cessare. E a quel punto?
“Viviamo in un momento nel quale il sistema industriale italiano è connesso sia ad un desiderio di cambiamento che ad una volontà di conservare lo status precedente alla crisi Covid: fare politiche di innovazione in un mondo conservativo è complicato, come lo è al contempo conservare il know-how in un mondo in costante evoluzione. Per questo occorre trovare una mediazione attraverso un soggetto pubblico che possa evitare un’eccessiva destabilizzazione. Non perché ci sia bisogno di nazionalizzare, anzi, ma perché le sfide che si pongono davanti, anche in termini ambientali, necessitano di un accompagnamento, di un sostegno. Ricordiamoci che per le piccole e medie imprese occorre mettere in campo un supporto pubblico di investimenti che garantisca un’erogazione del credito più efficace allo scheletro industriale italiano”.
Nelle Raccomandazioni della Commissione Ue specifiche al nostro Paese (conditio sine qua non anche per accedere ai fondi del Recovery) si parla non a caso anche di riforme del mercato del lavoro per un “sostegno attivo all’occupazione”. Come intendete procedere?
“Il Presidente Giuseppe Conte è riuscito a fare avere al nostro paese un’importante opportunità sia per ciò che riguarda un rilancio dell’economia che la possibilità di rinnovare il mercato del lavoro. Appare chiaro che nei mesi successivi la maggioranza sarà chiamata a mettere in atto un vasto piano di riforme, ma ciò avverrà perché il paese ne ha bisogno da tanto, troppo tempo, al di là delle garanzie richieste dalla Commissione UE”.