“Il taglio dei parlamentari è una promessa che in due anni il Movimento ha mantenuto dopo decenni di annunci e promesse da parte dei vecchi partiti”. Parola del presidente M5S della commissione Affari costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia. E non c’è legge elettorale che tenga. Anche perché, “non è saltata certo per colpa nostra”. Insomma, il messaggio è chiaro: niente scherzi. “Mi aspetto serietà. Il taglio dei parlamentari non è solo una questione di risparmi, è soprattutto un banco di prova di credibilità per la politica”.
Presidente che succede? Bettini, che nel Pd non è certo uno di passaggio, dice che senza la riforma della legge elettorale, il Sì al referendum per il taglio dei parlamentari è rischioso…
“La riforma della legge elettorale non è saltata certo per colpa nostra. Tutti i correttivi chiesti dal Pd e da Leu a fronte del taglio del numero dei parlamentari sono già in campo. Su questa riforma epocale è nato questo governo e non credo che nessuno abbia voglia di metterla in discussione. Dopo il sì al referendum dovremo riformare i regolamenti parlamentari per dare più forza alle Camere e creare un nuovo rapporto con il governo. Dovremo approvare riforme costituzionali a favore dei giovani in politica, oltre alla proposta di adeguamento presentata dal collega Fornaro. In settimana sentirò il nuovo presidente della commissione Affari Costituzionali al Senato, Dario Parrini. Serve un coordinamento efficace per portare avanti il cambiamento, referendum propositivo incluso”.
Di certo, la riforma della legge elettorale era uno dei contrappesi concordati per bilanciare la compressione della rappresentatività, quale effetto della riduzione dei seggi. Il No di Italia Viva e i dubbi di Leu sul proporzionale rischiano di pesare sull’esito del referendum?
“Il taglio dei parlamentari è una promessa che in due anni il Movimento ha mantenuto dopo decenni di annunci e promesse da parte dei vecchi partiti. Il cambiamento ora è lì, a portata di scheda, con una domanda molto semplice. Su questo tema i cittadini sono molto più avanti delle resistenze dei loro partiti e tra l’altro, nei diversi passaggi, tutti i partiti in Parlamento hanno votato a favore”.
Cosa si aspetta che faccia il Pd? Che si esprima con una chiara indicazione per il Sì ai suoi elettori? E, in caso contrario, che ripercussioni potrebbero esserci sulla coalizione di Governo? Si porrebbe un problema politico?
“Mi aspetto serietà. Il taglio dei parlamentari non è solo una questione di risparmi, è soprattutto un banco di prova di credibilità per la politica. Tutti i partiti – compreso il Pd – l’hanno promesso in passato, nessuno l’ha realizzato. Su quei fallimenti il Movimento 5 Stelle è cresciuto. È normale che a meno di 50 giorni dal voto spunti qualche resistenza al cambiamento, ma il Movimento viene votato proprio per battere quelle resistenze”.
In ogni caso, riducendo da 945 a 600 il numero dei parlamentari, il tema della rappresentanza territoriale indubbiamente esiste. Basta la riforma elettorale per risolverlo?
“Il tema esiste già oggi, nella qualità di quella rappresentanza. Spetta ai partiti trovare formule per garantire il legame territoriale dei parlamentari ed evitare il ricorso ai paracadutati. Con la legge elettorale potremo individuare dei meccanismi per rafforzare il legame tra eletto ed elettore”.
Stante la contrarietà al sistema proporzionale di Italia Viva, determinante al Senato, che margini ci sono per un accordo e su quale modello elettorale per sbloccare la partita? Quale mediazione crede sia ipotizzabile?
“Un nuovo accordo si potrà trovare su un sistema sempre proporzionale, simile a quello spagnolo. Ho messo la mia firma sul cosiddetto Brescellum dopo un accordo di maggioranza a cui ha partecipato Italia Viva. Quella mia iniziativa facilitò quell’accordo. Ora Italia Viva lo rinnega, magari per aspettare la fine della legislatura e vedere quale legge elettorale conviene… Noi siamo per un metodo diverso. Sono d’accordo che oggi la legge elettorale non sia una priorità per gli italiani, ma dobbiamo lavorare in anticipo per evitare che a fine legislatura quella legge diventi la priorità solo dei partiti”.