Adesso che il martirio di Matteo Salvini, autoproclamatosi santo protettore della Patria dall’invasione barbarica dei clandestini, rischia di diventare il tormentone dell’estate dalla spiaggia del Papeete, dopo l’autorizzazione a procedere concessa dal Senato sul caso Open Arms, Luigi Di Maio non ha alcuna intenzione di lasciare all’ex alleato campo libero per le sue scorribande propagandistiche contro il governo dei porti aperti. E non è un caso che, nelle ultime 48 ore il ministro degli Esteri sia tornato con insistenza sulla questione. Resa ancora più delicata dal fatto che, a differenza di un anno fa, all’emergenza migratoria si somma ora pure quella sanitaria a causa della recrudescenza dei contagi da Covid.
Con Lampedusa ormai ridotta ad una polveriera pronta ad esplodere da un momento all’altro per l’incessante flusso di sbarchi incontrollati, Di Maio è tornato a traghettare quella linea della fermezza, che aveva segnato l’epoca gialloverde, nella nuova era giallorossa. Una linea che, vista la situazione, risponde, da una parte, ad un’esigenza di indiscutibile buon senso. E, dall’altra, su un piano strettamente strategico, sfila a Salvini, nel momento di massima difficoltà della Lega che, in poco più di un anno, ha bruciato, stando ai sondaggi, circa il 10% dei consensi, la tanica della benzina sovranista dell’immigrazione sul quale il Capitano ha costruito, di fatto, le sue fortune politiche.
Per questo tra le spinte incontrollate e sganciate dalla realtà di chi, a sinistra, continua ad insistere sulla necessità di rimettere pesantemente mano ai decreti Sicurezza, tocca proprio a Di Maio riportare gli alleati con i piedi per terra. “è un momento delicato, il rischio sanitario non è calato e non possiamo abbassare la guardia. Ancora di più se vediamo scene come quelle Di Porto Empedocle il tema non sono i migranti ma tutti coloro che devono rispettare le regole”, mette in chiaro il ministro degli Esteri nel corso di una diretta Facebook che, dall’attesa suscitata ieri tra gli staff dei Cinque Stelle, sembra quasi dettare la linea del Movimento sul tema immigrazione.
“C’è il rischio enorme di una nuova ondata di sbarchi – ha aggiunto Di Maio – che dobbiamo affrontare col massimo della responsabilità e della concretezza”. Inutile urla e slogan. “Il nostro obiettivo è molto semplice, un piano concreto per affrontare e un’ondata per cui l’Italia non ce la farà da sola – avverte il titolare della Farnesina -. L’Italia non potrà sostenere tutti gli arrivi che in questo momento vediamo sulle coste italiane o che vedremo successivamente”. Poi il ministro torna sul nodo della Tunisia. Proprio ieri mattina Di Maio ha chiesto al comitatro congiunto per la cooperazione allo sviluppo della Farnesina di sospendere lo stanziamento dei fondi (6,5 milioni di euro), in attesa di risvolti nella collaborazione in materia migratoria richiesta dall’Italia al governo di Tunisi. “Dalla Tunisia ci aspettiamo misure concrete e certe, che passano per rimpatri con numeri più alti”, torna a dire in serata il ministro degli Esteri.
“Per la Tunisia serve un piano a 360 gradi che non si concentri solamente sul tema securitario ma che guardi al suo insieme”, aggiunge nel corso della diretta Facebook. In messaggio è chiaro: “Prevenire e non gestire gli sbarchi”. il tema, in sostanza, è fermare le partenze. “Il governo tunisino ci ha assicurato che a Sfax saranno posizionate due pattugliatori” per contrastare le partenze dei barconi. “Ma dobbiamo fare di più”. Compreso requisire i mezzi utilizzate per le traversate clandestine del Mediterraneo. “Serve un nuovo accordo di cooperazione migratoria che ci consenta anche di seguire il modello albanese degli anni ‘90, quando furono firmati degli accordi col paese balcanico che portavano a fermare, sequestrare e affondare i barchini. Quello che noi chiediamo è arrivare a un nuovo accordo di cooperazione migratoria che arrivi a questo: affondare le imbarcazioni”.
Ma non è tutto. Servono anche rimpatri per la Tunisia più veloci. “Non possiamo farli solo con gli aerei. Ci aspettiamo una collaborazione”, ribadisce il concetto il ministro. “Per permettere rimpatri attraverso le imbarcazioni. È tra le richieste che il nostro ambasciatore ha inoltrato al governo tunisino. Con una nave puoi imbarcare 300-400 persone. I rimpatri devono seguire il ritmo degli arrivi”. Oltre, ovviamente, a riattivare a pieno regime il meccanismo della “ridistribuzione dei migranti nell’Unione europea” sospeso durante il lockdown. Salvini è avvisato, gli alleati pure.