Ricorda i mesi del lockdown, l’emergenza sanitaria, la chiusura delle scuole ma soprattutto i morti il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso del tradizionale saluto alla stampa parlamentare prima della pausa estiva. “Non possiamo, e non dobbiamo, dimenticare quel che e’ avvenuto, le settimane in cui morivano, quotidianamente, centinaia di nostri concittadini. In cui medici e infermieri, presenti negli ospedali, con abnegazione profondevano sforzi immani correndo rischi personali molto alti per curare i malati – ha detto Mattarellla – in cui nei cimiteri non si trovava spazio per i tanti feretri. Appena quattro mesi fa, il 31 marzo, sono morti in quel solo giorno oltre ottocento nostri concittadini. Non possiamo, non dobbiamo, rimuovere tutto questo. Per rispetto di quei morti. Per rispetto di chi si e’ prodigato a curarli, conducendone tanti alla guarigione”.
Il presidente ricorda lo sforzo di tutti nel combattere la pandemia, a partire dal rispetto di quelle regole che oggi hanno portato l’Italia, a differenza degli altri paesi, ad una situazione migliore: “Sacrifici affrontati dai nostri concittadini con comportamenti apprezzati in tutto il mondo, che oggi ci permettono di guardare con maggiore fiducia rispetto al pericolo del virus. Altrove il rifiuto o l’impossibilita’ di quei comportamenti ha provocato e sta provocando drammatiche conseguenze. Talvolta viene evocato il tema della violazione delle regole di cautela sanitaria come espressione di libertà”. Guardando al futuro per Mattarella “la riapertura regolare delle scuole costituisce obiettivo primario, da perseguire in un clima che auspico di collaborazione e di condivisione. Il sistema Italia non può permettersi, naturalmente, di dissipare altre energie, di rischiare di trascurare i talenti dei nostri ragazzi”.
Nel corso della cerimonia del Ventaglio, la più alta carica dello Stato ha parlato anche di Europa: “le iniziative, la quantità di risorse ma, soprattutto, la qualità e le formule profondamente innovative messe in campo dalle principali istituzioni comunitarie hanno una portata straordinaria e manifestano un’ambizione di significato storico. Tutto questo ha aperto la possibilità di una nuova strada al processo di integrazione europea che è frutto di questa consapevolezza: nessuno si salva da solo – ha concluso – e io credo che la ritrovata solidarietà europea oggi, nel mondo che fa i conti con gli effetti drammatici della crisi, rappresenti concretamente un fattore di protagonismo, anche economico, decisivo nella definizione di nuovi assetti globali”.