“Il mio obiettivo prioritario è difendermi nel processo e non lasciare la magistratura”. E’ quanto ha detto a Radio Radicale il pm Luca Palamara, indagato a Perugia per lo scandalo delle nomine nelle procure, in vista dell’udienza disciplinare davanti al Csm che lo vedrà protagonista martedì. “Ho fiducia nel sistema – ha aggiunto l’ex presidente dell’Anm – e credo sia interesse di tutti, non solo mio che mi trovo dall’altra parte, che il giudizio si esplichi secondo le regole dello stato di diritto”.
“Penso che questo sistema – ha aggiunto il pm romano -, con le vicende che sono emerse che vedo con dolore legate al mio nome, hanno segnato un punto di non ritorno”. Palamara ha poi sottolineato che “il carrierismo sfrenato fa perdere la bussola, probabilmente anche a me”. “Che le correnti siano state al centro, il motore, della vita interna della magistratura…. nulla si muove all’interno della magistratura se la corrente non lo vuole. E’ il momento di guardare a chi è rimasto fuori da questo meccanismo?”, si chiede il pm.
Palamara davanti al procedimento disciplinare vuole “contestare che le interferenze” a lui attribuite “non sono tali avendo parte fatto parte di un sistema, quello delle correnti, che a torto a ragione caratterizza l’organizzazione interna alla magistratura”. “Non è mio intendimento fare ‘muoia Sansone con tutti i Filistei’ – ha aggiunto – ma piuttosto un ragionamento serio e approfondito di come il potere delle correnti abbia influenzato non solo la vita interna della magistratura ma la vita politica del Paese”.
“Sono determinato a chiarire tutto” ha aggiunto Palamara riferendosi ancora al procedimento disciplinare a suo carico che il 21 luglio approderà dinanzi alla sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura e per il quale ha chiamato 133 testi. “Prima hai mangiato in quel piatto e ora, non voglio dire una cosa volgare, fai lo schizzinoso. Chiunque mi ha conosciuto negli anni sa che ho sempre sviluppato uno spirito critico, sono sempre stato fortemente convinto che quel sistema doveva cambiare”, ha detto il magistrato riferendosi al sistema delle correnti.
Ci sono “due anime interne alla magistratura: la prima, e maggioritaria, pensa che tutto sia possibile risolvere con l’autoriforma e chi invece ritiene che l’autoriforma non può risolvere tutto e debba entrare la politica”. “Io penso che il meccanismo dell’autoriforma non sia la strada risolutiva di tutti i problemi” fermo restando che “la riforma debba mettere al centro il grande tema dell’indipendenza della magistratura”.
“C’è un sistema di proprietà all’interno della magistratura – ha concluso Palamara -, le correnti sono proprietarie della magistratura. E’ un sistema superato? Penso che bisogna attentamente fare una riflessione” pensando anche che “indubbiamente penalizza chi è esterno” a questo sistema. Era stato deciso di “accentuare i poteri di una sola persona, pensando che si potessero risolvere i problemi” è invece è sorta “una serie di ulteriori problematiche” e questo “ha aumentato l’incidenza e l’influenza del Procuratore della Repubblica nella vita politica del Paese. Occorre una seria e approfondita riflessione”: lo ha detto il magistrato con riferimento al ruolo dei procuratori capo.