C’è un’evidente convergenza, dopo il caso Autostrade, tra Pd e Cinque Stelle. Ed è su ArcerlorMittal. “Dopo Alitalia e Aspi, ci si impegni sul dossier Ilva”, ha dichiarato, qualche giorno fa, il numero uno del Pd Nicola Zingaretti indicando la via di “un grande polo siderurgico per l’acciaio green”. A parlare di decarbonizzazione dell’area di Taranto è stato anche il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, sostenendo la necessità di una svolta green dell’acciaieria. E tutto il M5S viaggia compatto su questa strada. Una sintonia di intenti tra le due forze politiche che non sfugge al governatore pugliese Michele Emiliano, in corsa per mantenere la guida della Regione. “Abbiamo vinto una battaglia straordinaria perché ciò che si sta facendo per l’ex Ilva in realtà è la riscrittura delle regole industriali secondo le nuove tecnologie che rendono l’industria compatibile con l’ambiente”, dice Emiliano.
Matteo Renzi e Carlo Calenda candidano Ivan Scalfarotto: “Loro – dice – sono dalla parte del partito dei combustibili fossili. Come Fitto. La decarbonizzazione dovrebbe unire il campo progressista come io spero di fare tra il Pd di Nicola Zingaretti e il M5S”. Ma per ora la base grillina rigetta al mittente la proposta e non ritiene percorribile la via di un’alleanza con Emiliano. Il capo politico M5S, Vito Crimi, interviene per smentire indiscrezioni su un presunto incontro a inizio della settimana prossima tra lui e un big del Pd con la candidata governatrice grillina, Antonella Laricchia, per spingerla a un passo indietro, aprendo a un accordo su Emiliano. “La Puglia – scrive – ha bisogno di un cambiamento vero. Non il solito valzer fra partiti di destra e sinistra che si scambiano poltrone senza cambiare nulla, ma una reale inversione di rotta. Antonella Laricchia è la candidata presidente del Movimento 5 Stelle Puglia alle prossime elezioni regionali. Ed è la giusta, consapevole e preparata guida che serve ora alla comunità pugliese per uscire dal buio in cui anni di malagestione e di amministratori incapaci l’hanno confinata”.
Il Pd non smette di sperare: “Sappiamo aspettare”, dice il ministro Francesco Boccia. Ed è noto che il premier, anche lui pugliese, sogna per la sua Regione un’alleanza elettorale come quella registrata in Liguria tra Pd e Cinque Stelle. Un’alleanza che potrebbe blindare la Regione nelle mani di Emiliano e, a cascata, alzerebbe un muro a protezione del governo nazionale. Il Pd sta esercitando un pressing sul M5S anche per le Marche, dove la divisione rischia di regalare la Regione al candidato di Fdi Francesco Acquaroli “un candidato che è andato alle commemorazioni della marcia su Roma”, come ha denunciato Zingaretti nel suo appello per fermare “queste destre”. Il Movimento in Regione si è spaccato, con la fuoriuscita dal gruppo consiliare di quanti sostengono l’intesa con i Dem. Trovare un accordo non sarà semplice ma forse l’impresa non è impossibile. La posta in gioco è alta e riguarda la tenuta del governo e i suoi già delicati equilibri.