Dopo mesi di incontri in streaming, tra difficili trattative e fasi preparatorie febbrili, i capi di Stato e di governo europei si riuniscono da oggi a Bruxelles in presenza per quello che forse è uno dei vertici più importanti dell’intera storia dell’Ue. Il Consiglio europeo straordinario, convocato stamattina alle dieci per poi proseguire anche domani, è destinato a definire il principale strumento con cui l’Europa intende far fronte alla pesante recessione innescata dalla pandemia di Coronavirus e dalle misure di lockdown e contenimento che ne sono derivate: il nuovo Fondo Next Generation Eu che che comprende il famigerato (e cruciale per il nostro Paese) Recovery Fund.
È ormai chiaro a tutti che, come instancabilmente hanno ripetuto in queste ultime settimane il premier Giuseppe Conte, il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni, il presidente francese Emmanuel Macron e la stessa cancelliera Angela Merkel, titolare della presidenza del semestre Ue, la posta in gioco non è solo di natura economica: in ballo vi è la stessa tenuta delle istituzioni comunitarie e l’idea stessa di unione, che va rilanciata nel nome della coesione e della solidarietà e potenziata negli intenti e nei fatti. “Dobbiamo approvare al più presto il Recovery Fund e il Quadro Finanziario Pluriennale.
Le nuove risorse ci consentiranno di investire nelle infrastrutture, nella digitalizzazione e di perseguire il rilancio economico e sociale di cui il nostro Paese ha bisogno”, ha ancora una volta ribadito il presidente del Consiglio alla vigilia del summit. “Confrontiamoci duramente, lavoriamo meticolosamente sui dettagli, ma non perdiamo di vista la prospettiva e la visione politica che guida la nostra azione. E’ il tempo della responsabilità”. La negoziazione, inutile negarlo, è complessa: riguarda al contempo sia l’entità che la composizione del Fondo nonchè l’approvazione del bilancio Ue 2021-2027, su cui esso dovrà poggiare.
Ma è irta di ostacoli soprattutto perché, nonostante la drammaticità della crisi in corso, ci sono Paesi membri che si ostinano a remare contro. Il noto paradiso fiscale in seno all’Ue – l’Olanda -, l’Austria, la Svezia e la Danimarca, ai quali si è aggiunta di recente anche la Finlandia, continuano a chiedere di introdurre “condizioni molto rigide” (parole del premier olandese Mark Rutte) a fronte dello stanziamento e di eliminare le sovvenzioni a fondo perduto.
La proposta sul tavolo, tanto avversata dai “!frugali”, è del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ispirata da quella della presidente della Commissione Ursula Von der Leyen (e alla precedente all’intesa franco-tedesca) che propone di ridurre da 1.100 a 1.074 miliardi di euro il bilancio del prossimo settennato, mantenendo conunque inalterato a 750 miliardi il Fondo. Per l’Italia sono in ballo 82 mld di sussidi e 91 di prestiti, ma in ogni caso vi è la consapevolezza che un accordo va trovato per il bene di tutti. E ancora ieri sera Macron, a piche ore dal vertice, ha cenato con Conte – con cuil’intesa è massima – e ha avuto una colazione di lavoro con il premier svedese Stefan Lovfen.
“Ottenere un accordo questo fine settimana è possibile e auspicabile”, è la speranza dell’Eliseo ma anche di Berlino, da cui si ribadisce la necessità di giungere ad un “accordo rapido, vale a dire, prima della fine dell’estate”. Come auspicato peraltro anche dalla presidente della Bce, Christine Lagarde: “Il Recovery Fund è importante per la ripresa e dev’essere veloce, flessibile e consistente” ha affermato ieri la numero uno dell’Eurotower, secondo la quale “i leader europei sono ben coscienti dell’importanza di non perdere tempo e di dare un segnale che l’Unione può affrontare la ripresa insieme”.