Bene investire risorse imponenti per la ripartenza, ma nessuno deve restare indietro. Il fiume di denaro che elargirà Bruxelles deve aiutare tutte le regioni europee a risollevarsi dalla crisi economica generata dall’emergenza coronavirus e non solo quelle più importanti. Un tesoretto con cui uscire dal periodo più buio della storia dell’Ue tornando allo spirito solidaristico che è stato alla base dell’Unione. Il messaggio inviato ai diversi Governi dalla Commissione europea, dal Parlamento Ue e dal Comitato delle regioni è chiaro.
La proposta del presidente del Consiglio europeo Charles Michel (nella foto) di non tagliare le risorse alle politiche di coesione convince, purché appunto siano utilizzate nel modo migliore e a favore di tutti. Una proposta sostenuta da 140 regioni, 137 città, 50 associazioni di governi regionali e locali, 35 associazioni settoriali europee e 40 membri del’Europarlamento.
“Se le risorse dello strumento di ripresa si concentrano nei principali poli economici, nelle regioni più ricche e nelle aree metropolitane, è probabile che l’intera filosofia della politica regionale cada”, ha specificato Younous Omarjee, la presidente della Commissione Sviluppo delle regioni del Parlamento europeo. Ancora: “Con il fondo per la ripresa dobbiamo rispettare la politica di coesione”. L’unico strumento per rompere le ultime resistenze al’interno dell’Unione, con una contrapposizione ancora presente tra Paesi del Nord e mediterranei. Sulla stessa linea la commissaria per la Coesione, Elisa Ferreira: “Dobbiamo avere regioni solide economicamente, occorre sostenere le regioni e i settori che ne hanno più bisogno”.
Il presidente del Comitato europeo delle regioni, Apostolos Tzitzikostas, rivolgendosi ai diversi Governi, afferma poi che coinvolgere attori locali e regioni è necessario per far sì che lo strumento per la ripresa abbia successo. Una ripartenza dunque all’insegna del decentramento e puntando sulle autonomie locali. E i mille freni che continuano a mettere i cosiddetti Paesi frugali? “Occorre dimostrare – specifica sempre Tzitzikostas – che aiutare tutti gli Stati membri dell’UE è nell’interesse di tutto il mercato unico”. Sui cosiddetti Paesi frugali intanto ieri è intervenuto anche il ministro per gli affari europei, il dem Enzo Amendola.
“Ieri è stata un’ottima giornata di lavoro – ha dichiarato Amendola – la distanza non è tra Italia e Germania ma tra i paesi frugali. La presidenza di turno tedesca ha il compito di mediare e trovare posizioni comuni, ma la vera polemica è tra i 4 paesi e la proposta della Commissione che è stata rilanciata da Michel che è alla base del dibattito del 17 e 18. L’Italia contribuisce in maniera costruttiva con posizioni maggioritarie e si ritrova a difendere la proposta della Commissione”.
Il ministro per gli affari europei ha quindi auspicato che la discussione sia costruttiva, considerando che la maggioranza dei paesi Ue segue la proposta della Commissione, che la Bce “ha fatto un grande lavoro” e sollecita a sua volta, assieme al Parlamento europeo, un accordo rapido. “Adesso manca il Consiglio e noi faremo in modo che prima della fine dell’estate tutto questo si realizzi”, ha assicurato Amendola.