Il primo decreto sicurezza voluto da Matteo Salvini come ministro dell’interno e utilizzato come una clava nella sua battaglia contro i migranti all’epoca del governo gialloverde è incostituzionale. Lo ha stabilito la Consulta, specificando che è una violazione della Costituzione vietare l’iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo. Una pronuncia che conferma quanto avevano già stabilito negli ultimi mesi Tribunali e Corti d’Appello accogliendo i ricorsi dei migranti e ordinando ai Comuni di procedere con le iscrizioni nelle liste anagrafiche.
IL PUNTO. La Corte Costituzionale ha stabilito che in quel provvedimento vi è la violazione dell’articolo 3 della Costituzione, quello che stabilisce che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Un pronunciamento che arriva dopo le questioni di legittimità costituzionale sollevate dai Tribunali di Milano, Ancona e Salerno. “Irragionevole la norma che preclude l’iscrizione anagrafica ai richiedenti asilo”, sottolineano i giudici costituzionali. Una violazione dell’articolo 3 sotto un duplice profilo: “Per irrazionalità intrinseca, poiché la norma censurata non agevola il perseguimento delle finalità di controllo del territorio dichiarate dal decreto sicurezza, e per irragionevole disparità di trattamento, perché rende ingiustificatamente più difficile ai richiedenti asilo l’accesso ai servizi che siano anche ad essi garantiti”.
LE REAZIONI. Il ministro dell’interno Luciana Lamorgese, da tempo impegnata a rivedere i decreti sicurezza che l’unica cosa che hanno portato è maggiore insicurezza e a cercare un’intesa sul tema tra le forze della coalizione giallorosa, ha specificato che “arriveranno in tempi brevi modifiche che potrebbero anche andare oltre i rilievi del presidente Mattarella e riguardare il sistema di accoglienza, la protezione umanitaria”. “C’è il desiderio di arrivare a segnali di cambiamento rispetto al passato”, ha assicurato. Carmelo Miceli, responsabile sicurezza del Pd, ha quindi chiesto di “accelerare i tempi per cancellare una norma inumana che viola la legge fondamentale dello Stato”. “Subito in calendario la modifica dei decreti Salvini”, ha aggiunto Marco Di Maio, capogruppo di Italia Viva in Commissione Affari costituzionali.
“Se ancora servisse un’ulteriore conferma che i decreti Sicurezza vanno cancellati perché il loro unico obiettivo è l’emarginazione delle fasce più deboli della popolazione, arriva anche il pronunciamento della Consulta”, ha affermato Erasmo Palazzotto di Leu. “Il tempo è galantuomo. Nelle riunioni dell’allora maggioranza avevamo detto più volte alla Lega che l’abolizione della norma sull’iscrizione anagrafica sarebbe stata incostituzionale”, gli ha fatto eco il pentastellato Giuseppe Brescia, presidente della Commissione affari costituzionali alla Camera. Salvini ovviamente cerca di difendere quei provvedimenti base dei suoi spot. E per l’ennesima volta lo fa dimostrando di non avere il minimo senso delle istituzioni. “Anche sui Decreti Sicurezza qualche giudice, come accade troppo spesso, decide di fare politica sostituendosi al Parlamento”, ha subito detto. Di più: “La Sicurezza e il benessere degli Italiani, degli immigrati perbene e dei veri richiedenti asilo, vengono prima di tutto”. Proprio quella sicurezza che però con i suoi decreti è venuta meno. Del Capitano al Viminale, oltre agli spot, non resta così niente.