Mentre il segretario federale della Lega Matteo Salvini in giro per l’Italia nei suoi consueti tour elettorali permanenti fa quasi finta che il virus non esista più e si concede bagni folla e selfie con mascherina rigorosamente abbassata e distanze di sicurezza annullate, il presidente della regione Veneto Luca Zaia, leghista anch’egli ma di ben altra pasta e tempra, mostra ancora una volta responsabilità, capacità di governare e buonsenso. Alle prese con un indice Rt di contagio cresciuto di quattro volte nell’ultima settimana di giugno (da a 0,43 a 1,63 – dove fino al valore 1.00 indica che la diffusione risulta in calo), ha deciso di inasprire nuovamente le misure, annunciando che emetterà da lunedì un’ordinanza più severa, paventando addirittura la possibilità di ricorrere, se necessario, al trattamento sanitario obbligatorio per chi rifiuta la quarantena obbligatoria.
A far schizzare i dati sul tasso di contagiosità è stato un nuovo focolaio scoperto a Vicenza, dopo che un imprenditore tornato dalla Serbia con i sintomi del coronavirus ha violato la quarantena obbligatoria contagiando 5 persone e costringendone altre 89 in isolamento. Anche se i numeri dell’epidemia restano contenuti, il governatore si mostra preoccupato. E non minimizza. “Con chi mi complimento? Con chi diffonde teorie vigliacche, ovvero i complottisti. Sta accadendo quello che vi avevo preannunciato: siamo passati dal rischio basso al rischio elevato – tuona Zaia in conferenza stampa – se restiamo senza mascherina a fare gli assembramenti e pensiamo che i complottisti abbiano ragione e il virus sia un’invenzione, è inevitabile stiamo preparando la culla per il neonato. Perché quando tornerà il virus sarà forte e qui non ce ne sarà più per nessuno”.
E ancora: “Questo è un virus che fa male. Se continuiamo di questo passo non domandatevi neanche più se il virus torna in ottobre, perché è già qui. Ora il caldo probabilmente ci dà una mano ma con le prime brezze autunnali…”. Il governatore ha poi denunciato che “siamo in presenza di gente che sa di essere positiva, che rifiuta ricoveri e tamponi, che fa feste e va a funerali, che omette di dire in quanti erano in auto, di contatti stretti che si lamentano perché non vogliono l’isolamento… morale siamo al rischio elevato”.
È per questa ragione che Zaia ha parlato di Tso per chi rifiuta le cure. Pugno duro, poche parole (e pochi selfie) e fatti concreti: “Noi lunedì presentiamo una nuova ordinanza per inasprire le regole, ma abbiamo le armi spuntate. Se fosse per me prevederei la carcerazione. Non esiste che un positivo vada in giro. Penso che a livello nazionale sia necessario prendere in mano questo dossier. È fondamentale che ci sia un ricovero coatto, deve esserci un Tso, non possiamo stare li a discutere con chi non si vuole farsi curare. Se uno commette un reato così grande come l’andare ad infettare delle persone e mettere a rischio la loro vita deve pagare solo una multa di mille euro? Così andiamo allo schianto”.
E conclude il suo intervento di frote ai giornalisti ammettendo che “l’ordinanza è già potenzialmente scritta e potevo firmarla anche oggi. Ma non sono contento. Per colpa di pochi irresponsabili ora pagheranno tutti”. È evidente come non si tratti di terrorismo psicologico ma di realismo, Zaia ancora una volta sta dimostrando di essere lontano anni luce dagli slogan ad effetto, dalla ricerca del consenso facile e dell’applauso ad ogni costo che caratterizzano la gestione della leadership del suo partito. Ancora una volta Zaia e Salvini sembrano appartenere a due mondi diversi, a due universi paralleli quasi.