C’è l’ostruzionismo sindacale, detto anche sciopero pignolo. C’è l’ostruzionismo parlamentare, di cui il verde Marco Boato detiene il record: 18 ore e 5 minuti ininterrotti contro la proroga del fermo di polizia prevista dal decreto-legge firmato Francesco Cossiga (correva, per la cronaca, l’anno 1981). E c’è, da oggi, anche l’ostruzionismo presidenziale, fresca invenzione della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. In cosa consiste? Semplice: nel rifiutarsi di convocare il Consiglio di presidenza quando bisogna discutere di argomenti sgraditi. I vitalizi, per esempio. O meglio: come rimediare alla sentenza con cui la commissione contenziosa ha affossato il provvedimento taglia-vitalizi, votato dallo stesso consiglio di presidenza (10 voti favorevoli, un astenuto, Pd e Forza Italia usciti al momento del voto) nell’ottobre del 2018.
MURO DI FORZA ITALIA. Inutilmente tutti, dal Pd Andrea Marcucci alla M5S Paola Taverna, le hanno chiesto di mettere l’argomento all’ordine del giorno. Niente da fare. La presidente ha sposato in pieno la tesi di Maurizio Paniz, forzista come lei (e come il presidente della contenziosa Giacomo Caliendo) e avvocato di buona parte dei 771 ricorrenti: evoca conseguenze apocalittiche per chi vuole discuterne in capigruppo o in consiglio di presidenza, perché rappresenterebbe una “indebita pressione politica” sui membri del consiglio di garanzia che dovranno giudicare l’eventuale ricorso contro la sentenza. Una pressione, tenetevi forte, passibile di denuncia alla procura per abuso d’ufficio, se non addirittura per traffico di influenze. La tesi non ha incontrato molto gradimento tra i senatori, a giudicare dai toni molto accesi, né alla riunione dei capigruppo di mercoledì né al consiglio di presidenza di ieri.
Tanto più che in consiglio, dopo aver dato via libera alla desecretazione degli atti sulle stragi (in particolare Ustica e Bologna), i presenti si sono sentiti annunciare che la sentenza Caliendo, una volta depositata con le relative motivazioni, non sarà accessibile al pubblico, ivi compreso lo stesso consiglio di presidenza. Esattamente come è successo un anno fa con la sentenza di appello che, malgrado il divieto di cumulo tra vitalizio e stipendio del Csm, ha elargito alla neo-presidente i 200 mila euro che in prima istanza le erano stati negati: tutto secretato. Insomma, dopo l’exploit della contenziosa (ricordiamolo: nominata dalla stessa Casellati), il rapporto tra Queen Elizabeth e i capigruppo sembra ormai al capolinea, fatta salva Forza Italia dove Anna Maria Bernini è costretta a fare la funambola tra la difesa d’ufficio della presidente e la necessità di mantenere buoni rapporti con i colleghi.
Lega e M5S ormai usano toni durissimi. E se Roberto Calderoli è particolarmente furibondo, si dice, Gianluca Perilli non ha digerito la lezioncina sulle “pressioni politiche indebite” impartita dalla stessa presidente che ha convocato i capigruppo a Palazzo Giustiniani per educarli alla linea Paniz. Risultato? M5S e Lega si sono dichiarati pronti, pur di aggirare l’ostruzionismo di lei sui vitalizi, ad autoconvocare il Consiglio di presidenza. E pensare che un tempo si diceva che al Senato c’era da morire di noia.