Era inevitabile: tra mascherine, termoscanner e ambulanze a presidiare Montecitorio, quest’anno la Camera dei Deputati spenderà 2,5 milioni di euro in più rispetto a quanto stabilito nel bilancio di previsione 2020. L’emergenza, dunque, costa caro anche agli onorevoli (e alle casse pubbliche). Nel documento – visionato da La Notizia – in cui è contenuta la nota di variazione, si specifica in realtà che “gli interventi adottati per contrastare la diffusione del Covid-19 nelle sedi della Camera non hanno alterato l’equilibrio finanziario definito dall’Ufficio di Presidenza nello scorso dicembre”. Questo perché agli oneri aggiuntivi, ovviamente “non prevedibili” a causa dell’emergenza coronavirus, si è fatto fronte con l’impiego del fondo di riserva, che entra in gioco proprio per le spese impreviste. Ed ecco dunque che ai 10 milioni accantonati da Montecitorio nel corso degli anni, per il 2020 ne sarà sottratto in totale un quarto: 2,5 milioni di euro, per l’appunto.
LA RELAZIONE. Nella dettagliata nota di variazione vergata dai deputati questori Francesco D’Uva, Edmondo Cirielli e Gregorio Fontana, si specificano anche i tempi di “prelevamento”. Il primo, “pari ad un milione di euro”, è stato necessario nella prima parte dell’emergenza sanitaria, a partire da marzo; il secondo invece, da 1,5 milioni, è volto “ad assicurare le disponibilità necessarie per le ulteriori spese relative all’acquisto di beni e alla fornitura di servizi che dovranno essere fronteggiate nel corso dell’esercizio”. Ma di cosa parliamo in concreto? Innanzitutto dei dispositivi di protezione individuale (mascherine in primis, e poi guanti e gel disinfettante) per cui il capitolo “Prodotti farmaceutici e sanitari” è aumentato di 800mila euro nel complesso; e poi dei servizi infermieristici necessari per la rilevazione della temperatura corporea agli ingressi, e del noleggio delle ambulanze da impiegare “quali ambienti di biocontenimento”. Il totale dell’esborso, in questo caso, è pari ad ulteriori 1,7 milioni di euro.
IL TAGLIO. Il presidente della Camera Roberto Fico, però, può dirsi in ogni caso appagato per la sua gestione. Nonostante l’aumento di spesa, infatti, resta un piccolo taglietto delle uscite rispetto al 2019: al netto della restituzione di 80 milioni al bilancio dello Stato, infatti, le spese per la Camera dei Deputati sono pari per il 2020 a 958,3 milioni di euro, in diminuzione di 1,2 milioni (in termini percentuali lo 0,13%) rispetto ai 959,9 sborsati nel 2019. C’è da dire, peraltro, che questo è il secondo anno di tagli per Montecitorio. L’anno scorso, infatti, la Camera è costata ai contribuenti ulteriori 10 milioni in meno rispetto all’anno precedente, con una riduzione dell’1,08%.
Il taglio più poderoso è senza dubbio quello relativo ai vitalizi tornati proprio in questi giorni d’attualità per via della decisione della Commissione contenziosa a Palazzo Madama che ha dichiarato illegittimo il taglio agli ex senatori: alla Camera, invece, per la voce “Trattamento previdenziale dei deputati cessati dal mandato” si segnala un decremento di 2,2 milioni rispetto all’anno precedente. Ma in realtà, al di là delle scritture contabili, la sforbiciata effettiva è molto più consistente, considerati i 46,2 milioni per ora accantonati (rispetto ai 45,6 del 2019) a causa dei ricorsi ancora pendenti a Montecitorio degli ex onorevoli, e derivanti proprio dalla “quantificazione dei risparmi derivanti nel 2020 dalla rideterminazione attraverso il metodo di calcolo contributivo dei trattamenti previdenziali erogati in favore dei deputati cessati dal mandato e dei loro aventi causa”.
PUNTO DI DOMANDA. Vedremo a questo punto cosa farà per il 2020 l’altro ramo del Parlamento. Al Senato, infatti, la musica pare non esser cambiata rispetto agli anni e alle legislature precedenti. Stando al bilancio di previsione 2019, Palazzo Madama è costato l’anno scorso, anche qui al netto delle restituzioni allo Stato, 544 milioni di euro, rispetto ai 539 previsti nel 2018. Cinque milioni in più che, come specificato nella relazione dei Questori, sono imputabili alle “spese derivanti dallo sblocco del turn-over” e, dunque, ai prossimi concorsi per rimpiazzare una fetta di dipendenti prossimi alla pensione. Bisognerà, dunque, aspettare il bilancio 2020 per capire anche come abbia gestito il Senato, presieduto da Maria Elisabetta Alberti Casellati, la terribile emergenza Covid-19.