“Dopo 40 anni siamo nelle condizioni di raccontare tutte le verità. Conte agisca reclamandole. Quella notte ci fu quasi una battaglia aerea. Lo dicono le inchieste e i tracciati radar. è arrivato il momento di un’azione decisa, affinché Francia, Stati Uniti, Libia e Nato rispondano, per intero, alle domande poste dai nostri magistrati”. Il senatore M5S, Primo Di Nicola, in questi giorni con determinazione al fianco dei familiari delle vittime del volo Itavia 870, sostiene che a 40 anni dalla strage di Ustica è arrivato decisamente il momento di aprire tutti i cassetti.
Senatore, sono passati quattro decenni da quel 27 giugno e non siamo ancora arrivati alla verità su quanto accadde al nostro Dc9?
“E temo che non ci arriveremo se le istituzione italiane, dal governo al Parlamento, non decideranno veramente di andare al cuore della verità della tragedia di Ustica aprendo tutti i cassetti e recuperando tutti i documenti sparsi, e magari occultati, nelle varie amministrazioni. E se il governo non reclamerà, con forza, dai Paesi alleati coinvolti in questa tragedia tutta la documentazione e le prove di cui ha bisogno la nostra magistratura”.
E’ esattamente quello che chiedono da anni i familiari delle vittime, a tutti i governi, compreso questo…
“Voglio essere sincero. Anche io da questo governo mi aspettavo di più. Ai familiari delle vittime non si può continuare a promettere tutta la verità e poi non essere conseguenti”.
Dunque cosa dovrebbe fare Conte?
“Dovrebbe applicare pienamente la direttiva Renzi sulla desecretazione totale di tutti gli atti riguardanti le stragi, anzi, dovrebbe superarla, perché la verità vera su quella direttiva è che è tuttora subordina la pubblicazione degli atti al parere di un organismo incaricato di verificare tutte le compatibilità con i soggetti stranieri eventualmente coinvolti. Questo vuol dire che solo attraverso un grande atto di coraggio il presidente Conte può arrivare ad una autentica discovery”.
L’ex senatore Carlo Giovanardi ed ex ufficiali dell’Aeronautica sostengono che ad abbattere il Dc9 si stata una bomba collocata a bordo. Che idea si è fatto sulla dinamica del disastro?
“Tutte le risultanze processuali supportano l’idea dell’abbattimento attraverso un missile. I tracciati radar, faticosamente recuperati, dimostrano che non solo il 27 giugno 1980 sul Tirreno risulta essersi svolta quasi una battaglia aerea, ma gli stessi tracciati mostrano pure come quella sera un velivolo in assetto di guerra puntò il Dc9 Itavia. Fermo restando che resto convinto che da qualche parte esista della documentazione militare italiana che supporta questo scenario. Dunque continuiamo ad attendere un’azione decisa delle nostre autorità di governo e quelle diplomatiche perché Francia, Stati Uniti, Libia e Nato rispondano, per intero, alle domande poste dai magistrati italiani, Amelio e Monteleone, che ancora indagano su quello che è successo quella notte”.
Questo tentare di ribaltare le conclusioni dell’istruttoria condotta da giudice Rosario Priore le suggerisce altro?
“Ho l’impressione che si tratti di un polverone che più che puntare a ribaltare le certezze acquisite su questo caso miri a riscrivere la storia dello stragismo, con particolare attenzione alla strage di Bologna. In poche parole si tratta dell’ennesima riproposizione delle tesi della destra, già espresse nella Commissione stragi presieduta da Pellegrino e che tendono a discolpare il terrorismo di destra, colluso con i nostri apparati deviati, per attribuire le responsabilità dell’eccidio ad una fantomatica pista palestinese”.
Lei, oltre ad essere un parlamentare, per molti anni è stato un giornalista investigativo. Non le sembra quantomeno sospetto che la nostra intelligence, secondo i documenti finora declassificati, sul caso Ustica si sia limitata solo a fare rassegna stampa?
“Magari si fossero limitati solo a ritagliare i giornali. A mio avviso hanno inquinato, se non, addirittura, cancellato e occultato le prove, a cominciare dalla sera dell’incidente, con sparizioni di tracciati radar e intimazioni al silenzio nei confronti dei militari che erano in servizio. Quello che è successo ormai lo abbiamo capito tutti. Ma dopo 40 anni tanti personaggi sono usciti di scena, se non addirittura morti. Non siamo più nello scenario della guerra fredda. Non capisco, a questo punto, cosa va ancora difeso. Sarà stato un atto di guerra, o magari un semplice errore. Ma dopo 40 anni siamo nelle condizioni di raccontare tutte le verità. Conte agisca reclamandole”.