Internet rappresenta un enorme contenitore di opportunità da sfruttare, sia a livello privato che lavorativo, per gli utenti. La rete, infatti, è al centro della nostra vita e senza di essa probabilmente non sarebbe possibile guardare al futuro con ottimismo. Sul web, però, occorre saperci stare. Sono tanti gli aspetti pericolosi da considerare, come ad esempio i problemi relativi alla nostra privacy. Basti pensare, ad esempio, a tutti i dati che sono disponibili sui social network. La privacy online non riguarda esclusivamente la nostra sfera personale e privata, ma è anche una questione collettiva, per questo – oltre a una maggiore consapevolezza delle conseguenze dei nostri comportamenti online – serve una maggiore attenzione da parte delle Autorità preposte al rispetto delle norme in vigore.
I big della rete sono parzialmente corsi ai ripari con nuove impostazioni quali la possibilità di scegliere se condividere informazioni politiche, religiose e così via. Soprattutto per quanto riguarda i social è importante dare vita ad un uso particolarmente attento della rete. I vari Garanti della privacy a livello europeo dovranno far rispettare maggiormente la normativa del GDPR, in attesa di una regolamentazione ePrivacy più incisiva e severa. Allo stesso tempo, come abbiamo detto, è importante che l’utente impari ad utilizzare la rete nel miglior modo possibile, imparando a gestire in modo più attento i propri dati personali, a prestare maggiore attenzione alle condizioni d’uso ed alla garanzia di privacy dei social network, contribuendo a tutelare le comunicazioni elettroniche, la sicurezza dei dispositivi digitali e la protezione dei dati personali nel mondo on-line.
La situazione in Italia
L’Italia si posiziona al primo posto per sanzioni per violazioni della privacy. Secondo uno studio, infatti, ammontano a circa 410 milioni di euro le sanzioni inflitte nel 2019 per più di 190 procedimenti condotti dalle autorità di controllo per la protezione dei dati personali in Europa. E l’Italia, nel solo 2019, ha emanato 30 provvedimenti da parte del garante per la Privacy per violazione dei dati personali.
Secondo questi dati il settore maggiormente colpito in termini di numero di sanzioni è quello della pubblica amministrazione con il 17 per cento del totale delle multe. Seguono le telecomunicazioni con 28 procedimenti sanzionatori sul totale dei 190 comminati. Al terzo posto con 12 provvedimenti troviamo la sanità.
Le mille opportunità della rete
Ma la rete non è solo dolori. Il web è fondamentale per la nostra sfera privata e quella lavorativa. Basti pensare, ad esempio, alla possibilità di leggere e restare informati svagarsi dopo ore di lavoro su siti come questo o semplicemente attraverso i social. Secondo uno studio il commercio sul web è il settore che si svilupperà di più nell’economia mondiale, con un incremento stimato fino al +55%.
Nel Bel Paese, ad esempio, da inizio anno a oggi sono due i milioni di nuovi consumatori online, di cui 1,3 milioni sono arrivati alle piattaforme di acquisto digitale proprio durante la crisi sanitaria da Covid-19.
Internet in soccorso dello smart working
In questo periodo abbiamo sentito sempre più spesso parlare di smart working, ossia della possibilità di lavorare da remoto per milioni di utenti costretti a casa dall’emergenza coronavirus. Se prima della pandemia solo il 31% dei dipendenti poteva usufruire dello smart working, e non su base quotidiana, allo stato attuale, i lavoratori che proseguono completamente l’attività da remoto rappresentano quasi l’80%. Questa nuova modalità lavorativa è piaciuta non solo ai lavoratori, ma anche ai datori di lavoro.
I lavoratori, ad esempio, hanno riscontrato che oltre il 70% delle proprie attività può essere svolto da remoto, anche se rimane una certa difficoltà nella pianificazione e gestione delle attività (che però scende dell’11% rispetto alla percezione pre-Covid), probabilmente perché la repentinità imposta dall’emergenza non ha consentito una migliore organizzazione in tal senso. Lo smart working è piaciuto anche per quanto riguarda diversi vantaggi.
Come ad esempio gli elementi correlabili al fattore tempo e al bilanciamento tra vita lavorativa e non. Tra i pro, il 47% evidenzia infatti la possibilità di gestire con più autonomia i propri orari di lavoro e il 43% un migliore equilibrio tra vita privata e professionale. Di questo passo lo smart working rimarrà come modalità di lavoro principale anche nel “New Normal”: lo sostiene il 48% di chi ne ha effettivamente usufruito, ma addirittura il 64% di chi non ne ha avuto la possibilità. Una novità figlia della rete che va preservata e coltivata al fine di migliorare la nostra condizione lavorativa e non solo quella.
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