Non sarà quello decisivo ma comunque il Consiglio europeo di oggi, con ogni probabilità l’ultimo in videoconferenza, rappresenta una tappa importante nel cammino verso la definitiva approvazione della proposta relativa al nuovo strumento per la ripresa, il Next Generation Ue che contiene il famigerato Recovery Fund legato al quadro finanziario pluriennale 2021-27, presentata dalla Commissione europea il 27 maggio scorso. È ormai evidente come la questione “tempo” sia fondamentale, ne è consapevole il presidente del Consiglio Ue Charles Michel: “I nostri cittadini e le nostre imprese hanno risentito pesantemente della pandemia, hanno bisogno di un sostegno mirato in tempi rapidi”, ha dichiarato, ma soprattutto è stata ieri la cancelliera tedesca Angela Merkel ad intervenire “pesantemente” sull’argomento.
“L’Europa ha bisogno di noi tanto quanto noi abbiamo bisogno dell’Europa”, ha esordito nel suo discorso al Parlamento tedesco in vista della presidenza dell’Unione europea che la Germania si appresta ad assumere dal primo luglio. Un ruolo che Merkel intende far valere per raggiungere l’obiettivo prefissato di contenere la devastante crisi sanitaria ed economica innescata dal coronavirus, in nome della coesione e dell’unità: “La pandemia ha rivelato quanto sia fragile questa Europa. La coesione non è mai stata così importante quanto lo è oggi”, ha affermato chiedendo espressamente ai leader degli Stati membri dell’Ue che oggi parteciperanno al vertice di giungere rapidamente ad un compromesso sul fondo europeo da 750 miliardi di euro.
“Nessun paese può sopravvivere a questa crisi da solo. La pandemia è la sfida più grande nella storia dell’Europa. La gestione delle crisi determinerà la prosperità dei suoi cittadini e il ruolo dell’Europa nel mondo”, ha aggiunto sottolineando come sia stato “irragionevole” il fatto che i riflessi nazionali inizialmente abbiano avuto la precedenza, ammettendo che che il punto di partenza nella discussione sul fondo per la ricostruzione è “tutt’altro che facile” e auspicando che tutti gli Stati facciano la loro parte. Se ne facciano una ragione i Paesi cosiddetti “frugali” – il noto paradiso fiscale dei Paesi Bassi e Austria in testa – e il gruppo di Visegrad (che comunque in cambio di una fetta di aiuti consistente è disposta a fare un passo indietro rispetto alla linea oltranzista dei nordici): come presidente di turno, il governo tedesco lavorerà risolutamente per contrastare il pericolo che una profonda spaccatura attraversi l’Europa.
Il messaggio è chiaro, e a ribadire l’importanza di una comune unità d’intenti, sia a livello nazionale che europeo, è lo stesso presidente del Consiglio Conte, da mesi in prima linea per l’approvazione del Recovery e che oggi sarà impegnato nella trattativa con gli altri leader. Parlando ieri agli Stati generali con i rappresentanti del mondo agricolo ha sottolineato che di fronte a un Paese che non ha mai manifestato grandi capacità di spesa dei fondi Ue occorre sfruttare appieno questa opportunità: “Se riusciamo a raggiungere l’obiettivo sarà solo perché riusciremo a stringere un patto in cui tutti marciamo nella stessa direzione”. Posizione condivisa anche dal capo dello Stato Sergio Mattarella che nella riunione di ieri in vista del vertice Ue, a cui hanno partecipato il premier e vari ministri, ha espresso grande soddisfazione per il fatto che le iniziali posizioni dell’Italia sugli aiuti ai singoli Paesi siano oggi patrimonio comune in Europa.