Il cecato, almeno per ora, è tornato di nuovo libero. Dopo 5 anni e 7 mesi di reclusione, 4 dei quali trascorsi al 41 bis, l’ex Nar Massimo Carminati ha lasciato il carcere di Massama, ad Oristano, alle 13.30 di oggi. Il Tribunale della Libertà ha accolto, infatti, l’istanza di scarcerazione, per scadenza dei termini di custodia cautelare, presentata dai legali del maggiore protagonista dell’inchiesta “Mondo di mezzo”, nonché esponente di spicco della famigerata Banda della Magliana.
“La questione tecnica, che avevamo posto alla Corte d’Appello e che tutela un principio di civiltà, è stata correttamente valutata dal Tribunale della libertà. Siamo soddisfatti” hanno commentato i suoi avvocati, Cesare Placanica e Francesco Tagliaferri. “Abbiamo presentato tre diverse istanze alla Corte d’appello. Dal 7 aprile – ha spiegato Tagliaferri – doveva esser scarcerato Carminati, aggiungo. Perché così sta scritto nel provvedimento. La Cassazione, con le motivazioni della sentenza di annullamento per ‘Mafia Capitale’ ha dimostrato l’assoluta infondatezza delle contestazioni più gravi e fantasiose”.
Il 22 ottobre 2019 la sesta sezione penale della Cassazione aveva escluso l’aggravante mafiosa (qui le motivazioni rese note nei giorni scorsi) che era contestata allo stesso Carminati, a Salvatore Buzzi e ad altri 15 dei 35 imputati del processo Mondo di mezzo, sostanzialmente confermando quanto avevano già disposto i giudici di primo grado e ribaltando completamente quello che avevano deciso quelli di secondo. Dopo la pronuncia della Cassazione, con il parere positivo della Dda di Roma e della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, aveva revocato il 41 bis all’ex Nar.
Borsone, jeans e camicia blu, Carminati ha lasciato il carcere sardo da solo, allontanandosi a bordo di un taxi e senza parlare con i giornalisti che lo attendevano all’esterno del penitenziario. Lo stesso Bonafede, hanno riferito fonti di via Arenula, ha delegato ora l’ispettorato generale del ministero, a svolgere i necessari accertamenti preliminari in merito alla scarcerazione di Carminati.
Nel provvedimento di scarcerazione i giudici del tribunale del Riesame di Roma scrivono che “deve ritenersi che in relazione ai capi di imputazione il termine complessivo massimo di custodia cautelare è scaduto, con la conseguenza che va disposta la scarcerazione dell’appellante”. “In tal senso – scrive ancora il tribunale della libertà – depone anche la pronuncia della Suprema Corte di Cassazione che in relazione ai titoli in esame non statuisce la definitività. Va osservato che la pronuncia di annullamento della Suprema Corte in parte limitatamente al trattamento sanzionatorio, in parte in punto di responsabilità, ha comportato la regressione del procedimento alla fase di appello, con evidenti conseguenze sia sotto il profilo dell’allungamento dei tempi processuali sia sotto il profilo strettamente cautelare. Alla regressione del procedimento alla fase di appello ha conseguito sotto il profilo cautelare una nuova decorrenza del termine di fase a partire dal provvedimento di annullamento”.
Dovrà essere la Corte d’Appello, come ha stabilito la Cassazione, a ricalcolare la pena nei confronti di Carminati, scalando gli anni che ha già trascorso in carcere (5 e mezzo) e il periodo eventualmente non ancora scontato da rideterminare alla luce dell’esclusione dell’aggravante mafiosa. L’ex terrorista, nel primo Appello, era stato condannato a 14 anni e 6 mesi quale ideatore di due distinte associazioni a delinquere semplici, una dedita prevalentemente a reati di estorsione e l’altra, grazie alla complicità del ras delle cooperative Buzzi, impegnata in una continua attività di corruzione nei confronti di funzionari e politici capitolini.