Prima il premier Conte, poi i ministri Lamorgese e Speranza. Si sono svolte senza intoppi le audizioni da parte dei pubblici ministeri di Bergamo che indagano sulla mancata istituzione, nonostante l’esistenza di un focolaio di covid-19, della zona rossa nei comuni di Alzano Lombardo e Nembro. Il primo a comparire davanti ai magistrati è stato Giuseppe Conte che, dopo tre ore di colloquio, ha assicurato di aver “chiarito tutti i passaggi nei minimi dettagli” e di aver ribadito come la competenza sulla chiusura dei due comuni non era affatto esclusiva dell’Esecutivo poiché la Regione Lombardia aveva gli strumenti tecnici per agire in autonomia. Tesi a supporto della quale avrebbe portato l’esempio delle altre Regioni che, applicando l’articolo 32 della legge numero 883 del 1978 che disciplina i poteri decisionali dello Stato e delle Regioni, hanno istituito zone rosse e arancioni di propria iniziativa.
Dopo di lui sono stati sentiti il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, e quello della Salute, Roberto Speranza. Incontri che per il procuratore capo di Bergamo, Maria Cristina Rota (nella foto), “si sono svolti in un clima di massima distensione e di massima collaborazione istituzionale”. Già dalla prossima settimana, gli inquirenti intendono fare il punto della situazione e valutare se si sia trattato di un atto politico o amministrativo ed eventualmente configurare un reato e i presunti responsabili. Eppure a far parlare è più che altro quanto dichiarato dal procuratore all’uscita da palazzo Chigi. Qui, intercettata dai cronisti, ha smentito di aver attribuito la responsabilità della mancata istituzione della zona rossa al governo. A suo dire ha semplicemente “dichiarato che dalle dichiarazioni che avevamo in atto c’era quella in quel momento” e nulla più. Si tratta di una risposta a quanto accaduto due giorni fa quando la Rota, dopo aver sentito il presidente della Lombardia Attilio Fontana e l’assessore al Welfare Giulio Gallera, ha detto che la decisione sulle chiusure “da quanto ci risulta è una decisione governativa”.
IL SOLITO SALVINI. Dichiarazioni che di certo non hanno fatto piacere a Matteo Salvini che, con un’invidiabile scelta dei tempi e mentre il premier parlava con i magistrati, ha dichiarato euforico: “La zona rossa ad Alzano e Nembro era una decisione del governo e ringraziamo il procuratore aggiunto di Bergamo che lo ha chiarito. Una dichiarazione che fa giustizia di bugie e polemiche. Ora i cittadini bergamaschi sanno chi avrebbe dovuto fare e purtroppo non fece”. Insomma un autogol vista la smentita, avvenuta poco dopo, del procuratore che ha scatenato l’ilarità del capo politico del M5S, Vito Crimi, secondo cui: “Sulla drammatica vicenda delle zone rosse, il capo dei leghisti si sta profondendo in una campagna di depistaggio mediatico. Speculazione senza rispetto né per i cittadini né per le istituzioni. Al peggio non c’è mai fine”.