Per il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, in affanno alla luce della pessima gestione dell’emergenza coronavirus, l’inchiesta della Procura di Milano sulla fornitura di camici affidata alla ditta della moglie e del cognato, è stata l’ennesima tegola. Sempre più in difficoltà l’esponente della Lega. A cercare di difenderlo solo Matteo Salvini. “Fontana è accusato di aver regalato 500mila euro di camici agli ospedali lombardi? Se è così, se è reato, allora andiamo a vivere su Marte”, ha affermato ieri il leader del Carroccio. Di più: “Uno come Fontana sceglie di trasformare un appalto in una donazione, e un giornalista della Rai gli va a rompere le balle. I problemi dei lombardi sono la cassa integrazione che non c’è, non in camici regalati”.
IL PRESSING. Difficilmente però i tentativi del Capitano di creare caos per sviare l’attenzione dal caso riuscirà a mettere il silenziatore alla vicenda. Le accuse mosse a Fontana e a tutto il Pirellone, sul caso specifico della fornitura dei camici e più in generale su tutta la gestione dell’emergenza coronavirus, del resto ormai non si contano più. Tanto che, sul fronte strettamente politico, mentre Luca Zaia è in forte crescita nei sondaggi proprio per come ha affrontato la pandemia in Veneto ed è considerato il vero competitor di Salvini, Fontana rappresenta la spina nel fianco per lo stesso Capitano, costretto a difenderlo per salovare la faccia su quella che da sempre è considerata la Regione simbolo del buon governo della Lega. Sulla fornitura di camici a puntare il dito contro la Regione Lombardia è stato infine ieri anche il Codacons, che ha presentato un esposto alla Corte dei Conti e all’Autorità nazionale anticorruzione.
L’INDAGINE. Dopo le anticipazioni sul caso da parte de Il Fatto quotidiano e l’inchiesta di Report, a indagare sulla commessa affidata alla Dama spa è appunto la Procura di Milano. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha aperto un fascicolo, al momento senza ipotesi di reato né indagati. Il 16 aprile scorso, in piena emergenza Covid, vista la mancanza dei necessari presidi medici e dei dispositivi di sicurezza personale, la centrale acquisti della Regione, Aria, si è attivata. E, in base a quanto ricostruito da Report, avrebbe ordinato alla società della moglie e del cognato di Fontana, con una “procedura negoziata, senza gara d’appalto”, “75mila camici e 7000 cappellini e calzari”. Per un valore “di 513mila euro”.
Ricostruzione però smentita dalla spa, che ha sostenuto essersi trattato di una semplice donazione di materiale sanitario. Il governatore leghista ha poi sottolineato che, “nell’automatismo della burocrazia, nel rispetto delle norme fiscali e tributarie, l’azienda accompagnava il materiale erogato attraverso regolare fattura stante alla base la volontà di donare il materiale alla Lombardia, tanto che prima del pagamento della fattura, è stata emessa nota di credito bloccando qualunque incasso”. Dunque, per lui, “nessuna accusa può esser fatta a coloro che nel periodo di guerra al Covid-19 hanno agito con responsabilità e senso civico per il bene comune”. E a stabilire la verità, alla luce di quanto emerso, dovrà essere la magistratura milanese.