Non è un caso che l’Italia precipiti sempre più giù nella classifica mondiale sulla libertà di stampa. E non può meravigliare, come evidenziato nel rapporto stilato due mesi fa da Reporters Sans Frontiers, che si trovi persino dietro al Ghana, al Sudafrica, al Burkina Faso e al Botswana. L’inchiesta di Report sui camici forniti alla Regione Lombardia dalla ditta della moglie e del cognato del governatore Attilio Fontana ha indispettito come ampiamente prevedibile la Lega. Con il Capitano andato su tutte le furie visto che non sa più come difendersi dalla serie di disastri collezionati dalla sua Lombardia.
E ieri Matteo Salvini ha così iniziato a vomitare le solite accuse contro i giornalisti. La risposta della Rai, su cui va in onda Report e che dovrebbe difendere con le unghie e con i denti un prodotto che rappresenta uno dei fiori all’occhiello dell’azienda? Nessuna. Agli attacchi a chi fa il proprio lavoro in un Paese in cui di inchieste giornalistiche ormai se ne vedono ben poche è seguito il solito silenzio da parte di viale Mazzini e dello stesso amministratore delegato, Fabrizio Salini (nella foto).
I VELENI. Salvini, esprimendo “massima stima e massimo rispetto per Attilio Fontana”, è subito partito lancia in resta contro Report. “Se fai qualcosa di bello e lo comunichi – ha affermato il leader della Lega – ti attaccano perché le cose belle si fanno in silenzio e non vanno usate politicamente. Se scegli di fare una donazione e non la comunichi allora sei un delinquente. Qua ci sono politici indagati e arrestati perché rubano, in Lombardia c’è un signore che fa l’avvocato, è benestante, ha fatto il sindaco di Varese, fa il governatore della Lombardia, si fa un mazzo così, e sceglie senza dirlo di trasformare un appalto in una donazione da mezzo milione di euro. Invece di dirgli grazie una televisione pubblica va a rompergli le palle. Ma vergognatevi”.
Giornalisti come nemici. “Che il giornalista di Rai Tre faccia una donazione da 500mila euro – provoca l’ex ministro dell’interno – così almeno si mette al livello del governatore Fontana. E si sciacqui la bocca quando parla di Regione Lombardia”. Del resto, dopo l’annuncio dei contenuti della puntata andata in onda su Rai 3, lo stesso presidente della Lombardia aveva subito querelato il programma tv condotto da Sigfrido Ranucci, diffidando la Rai dal mandare in onda il servizio. E poi aveva querelato pure Il Fatto Quotidiano che, due giorni prima, aveva anticipato i contenuti dell’inchiesta. “Continua l’insopportabile tentativo di bavaglio da parte di alcuni politici allergici al giornalismo di inchiesta e del #serviziopubblico #Rai. @reportrai3 non si può e non si deve recintare. Sono certo che anche il Presidente della #Rai si esporrà a tutela di #Report”, aveva twittato il consigliere di amministrazione Rai, Riccardo Laganà.
“I giornalisti fanno il loro mestiere e forniscono i dati con grande correttezza, specie quelli di Report” e poi “se il presidente della Regione Lombardia riterrà che ci sono dati non veri, si confronterà e farà le sue denunce”, aveva aggiunto la senatrice del Partito democratico e membro della Commissione Vigilanza Rai, Valeria Fedeli. Gli attacchi a Report sono andati però avanti e i silenzi dei vertici di viale Mazzini anche. La libertà di stampa va bene solo per qualche convegno.